Archiviato il successo sul Maccabi Haifa e posto il primo tassello di una rimonta disperata, per la Juventus è tempo di dare i conti con le nuove sfide della stagione e del momento storico che sta vivendo. In una lunga lettera agli azionisti, Andrea Agnelli ha introdotto il leitmotiv della nuova gestione, quel piano triennale che mira al ripianamento delle perdite senza però rinunciare a competere su tutti i fronti. Perché la Juventus, come spiega il suo presidente, è portata a vincere, in una sorta di inclinazione/ossessione naturale che non può passare in secondo piano. Gli effetti della pandemia sui ricavi ed un modello di calcio non più sostenibile sono gli altri poli attorno ai quali si incardina il discorso di Agnelli, in attesa che il Tribunale si pronunci sulla Superlega e, dunque, sulla fattibilità della rivoluzione caldeggiata da lui e da Perez.
Spostandoci alle questioni di campo, la prossima tappa sarà il match di sabato a San Siro. Avversaria di serata il Milan di Pioli, reduce da un fragoroso tonfo europeo. Un grande classico della nostra Serie A, che vedrà due squadre di incerottati fronteggiare all’ultimo infortunio. E anche questo sta diventando un grande classico della nostra Serie A. Ai lungo degenti Chiesa e Pogba si aggiunge l’ultimo in ordine di tempo. Gli esami ai quali si è sottoposto Mattia De Sciglio hanno evidenziato una lesione di primo grado, il che prelude ad uno stop di almeno dieci giorni per poi fare una valutazione più accurata del recupero. Uno stop che non meraviglia se consideriamo lo storico infortuni dell’ex Milan. I bianconeri stanno inoltre monitorando l’affaticamento muscolare di Arkadiusz Milik. Il polacco è stato risparmiato nella gara di mercoledì per farlo tornare abile e arruolabile per l’incontro con i rossoneri. La sua presenza sarà fondamentale dal momento che Di Maria non potrà essere dell’incontro a causa della squalifica.
La questione infortuni è il vero tallone d’Achille della gestione economico-sportiva di una società di calcio. Un problema fisico occorso agli uomini chiave della rosa può colpire al cuore il processo di crescita del gruppo e pregiudicare il lavoro tecnico-tattico dell’allenatore. A poco meno di ventiquattro ore dalla scomparsa di Mario Ventrone, torna di stringente attualità una riflessione su quanto una corretta preparazione atletica sia il più fertile dei terreni nel quale piantare il seme di ogni idea di gioco. Ci ha lasciati un professionista esemplare, silenzioso e rispettoso, che ha innovato gli orizzonti della sua professione. Lo ha ricordato anche la Juventus in un saluto commosso, come Ventrone avesse recitato un ruolo di primo piano nello staff di Marcello Lippi, collaborando alla creazione della Juve più forte e vincente di sempre. Il mio pensiero di oggi si ferma su Gian Piero Ventrone e vuole essere un monito a tutti gli addetti ai lavori. Il calcio è entrato in una nuova era e nuove sfide attendono calciatori e preparatori. Vanno affrontate con sinergia armonica, in un intreccio di competenze che può generare macchine sportive quasi perfette.