Nello “spareggio Champions” la Juventus delude. 0 a 3 del Milan e qualificazione incredibilmente in salita. Diaz, Rebic e Tomori siglano il trionfo rossonero.
TORINO – Il diavolo spedisce la Juventus all’inferno. Non può essere definito altrimenti il match dell’Allianz Stadium se non il punto più difficile della storia recente bianconera. Il 3 a 0 degli uomini di Pioli porta i rossoneri al secondo posto in classifica a pari punti con l’Atalanta a quota 72 (tre in più della Juventus). I bianconeri scivolano al quinto posto in classifica ad un punto dal Napoli (69 per la Vecchia Signora, 70 per gli azzurri). Non solo, il Milan si mette anche al riparo da un eventuale arrivo a pari punti con la Juventus, passando avanti nel saldo degli scontri diretti. Adesso per la Juventus, attesa dai difficili impegni contro Sassuolo e Inter, l’Europa League è un incubo sin troppo reale.
In una stagione dove spesso è stato fatale agli uomini di Pirlo l’approccio ai primi tempi, stavolta è il finale a far crollare il castello. Quello di un brutto ma equilibrato primo tempo, dove l’errore in uscita di Szczesny regala ai rossoneri il vantaggio di Diaz in una prima frazione dove sostanzialmente dopo un promettente avvio bianconero si era riassestato il Milan, quasi a preludio di ciò che sarebbe avvenuto. Ma soprattutto fatale è stata la ripresa. I rossoneri, compatti, chiudono, costruiscono e, soprattutto, spostano la gara nella metà campo bianconera. Passo passo, gli uomini di Pioli costruiscono la loro tela. Prima sfiorano il raddoppio con il rigore di Kessie, poi lo concretizzano con Rebic. Tomori chiude i discorsi. A fare la differenza, però, è la calma e l’attenzione dei rossoneri nel chiudere ogni ogni spazio e nel non piegarsi mai ai tentativi dei bianconeri di restituire il favore e assediarli nella propria area. Compito facilitato da una Juventus che non sembra mai trovare i giusti meccanismi e il giusto “collante” tra i reparti, abbandonati a loro stessi e mai come oggi isolati.
Per il Milan, una serata in paradiso. Per la Juventus, il fallimento del progetto Pirlo. Comunque vada il discorso qualificazione, che pur in salita verrà deciso nelle prossime tre partite, sarebbe difficile per la società giustificare l’eventuale volontà di ripartire dal tecnico.