E’ sempre difficile, quando il tempo con le sue scadenze ci ricorda un evento triste, trovare le parole giuste per ricordarlo, il rischio è sempre quello di non aggiungere nulla, o peggio, di essere imprecisi nel farlo.
Noi vogliamo soltanto ricordare ai più giovani, che una volta nella Juventus giocava un difensore bello come il sole e forte come una quercia.
A malincuore dobbiamo spostare le lancette dell’orologio del tempo indietro di 30 anni, al 25 aprile 1995, quando un ragazzo, che doveva ancora compiere 24 anni, lo avrebbe fatto il 26 luglio, vide interrompere, davanti ad una forma di leucemia linfoide acuta, i suoi sogni; prima di uomo e poi di calciatore, il suo nome era: Andrea Fortunato.
Andrea non apparteneva a quella categoria di sportivi che diventa un campione per vivere una vita migliore, o per una sorta di riscatto sociale, lui, cresciuto in una famiglia benestante, a cui aveva addirittura promesso e mantenuto diplomandosi, di continuare gli studi, era forte e basta.
Ancora quattordicenne inizia da centravanti nel settore giovanile del Como, per poi spostarsi nel suo habitat naturale, la fascia sinistra.
Nel 1989, a soli 18 anni, debutta già in Serie B, la retrocessione dei lariani in C1 non ne offusca il valore di Andrea, anzi lo accresce.
L’anno successivo è titolare fisso e gioca 27 partite, ormai il suo nome è in bella evidenza nei taccuini dei grandi club.
La svolta, però, arriva nel 1991, quando il Genoa lo porta in serie A, pagandolo 4 miliardi di lire, una cifra all’epoca esorbitante per un calciatore così giovane.
Purtroppo nei grifoni il ragazzo è chiuso dal brasiliano Branco, e quindi viene dirottato in serie B, in prestito al Pisa.
Ma nel calcio il talento vince sempre, e nella stagione 1992-1993, Andrea, ritornato al Genoa, esplode in maniera definitiva.
Insieme a Christian Panucci, forma una coppia di terzini che giocherebbe titolare in qualsiasi squadra dell’epoca ed anche di oggi, per solidità difensiva unita ad una naturale propensione offensiva.
Nell’ultima giornata segna il gol salvezza contro il Milan, che salva il Genoa dalla retrocessione.
Andrea Fortunato ha 21 anni, era l’epoca di un calcio che aveva nella marcatura ad uomo un marchio di fabbrica per i difensori, per questo sembra essere un marziano sceso sulla terra, un calciatore che si muove e pensa come un centrocampista, e si inserisce negli spazi come un attaccante, il tutto abbinato a dinamismo e senso della posizione.
Un talento così, non poteva passare inosservato alla Vecchia Signora, ed infatti il mitico Giovanni Trapattoni, nell’estate del 1993 lo volle fortemente in bianconero, dove arrivò insieme ad Alessandro Del Piero, astro nascente all’epoca diciottenne.
Ad Andrea gli appiccicarono da subito l’etichetta di “erede” di Antonio Cabrini, ma questo non gli impedì di diventare titolare fisso, ed in quella stagione, 1993-1994, disputò 27 partite, impreziosite con l’unico gol in maglia bianconera, che mise a segno nel 3 a 1 finale a favore della Lazio.
Il 22 settembre 1993 Arrigo Sacchi lo convoca in nazionale per la sfida contro l’Estonia, in un incontro valevole per le qualificazione ai Mondiali, per il CT di Fusignano, però, Andrea è solo un’alternativa a Paolo Maldini, si ripete purtroppo, il dualismo con Branco al Genoa.
In primavera Andrea, però, ebbe un improvviso calo fisico, in campo non era più quel raggio di luce imprendibile, e come spesso succede, nel non voler essere analitici, fù addirittura accusato dall’ambiente di pensare più alla bella vita che all’impegno in campo.
Ma sfortunatamente il motivo era ben più grave, il ragazzo nell’intervallo dell’amichevole che la Juventus giocò a Tortona il 20 maggio 1994, dovette uscire perché; parole sue: «mi sento sfinito».
Fù allora che Riccardo Agricola, medico sociale, decise di sottoporlo ad esami più approfonditi all’ospedale Molinette di Torino, la diagnosi sentenziò una forma di leucemia linfoide acuta.
Tutte le cure tentate all’epoca non portarono alla guarigione, ed il 25 aprile, a soli 23 anni il terzino sinistro titolare della Juventus e futuro della Nazionale ci lasciò.
I funerali, si svolsero il giorno dopo nella cattedrale di Salerno, presenti le società di Juventus e Salernitana ed oltre cinquemila persone.
Nel corso degli anni, la figura di Andrea Fortunato è stata ricordata attraverso diverse iniziative.
La Juventus ha più volte omaggiato il suo talento, rimasto giovane per sempre, con commemorazioni che ne hanno mantenuto e, tuttora, tengono vivo il suo ricordo, succede ogni 25 aprile.
C’è poi il premio “Andrea Fortunato”, assegnato ogni anno a figure del calcio che si sono distinte per valori umani e sportivi.
Un modo per legare la memoria di Andrea, a esempi di correttezza e dedizione.
Ecco i nomi dei premiati della 15° edizione, che si è svolta il 9 dicembre 2024 presso il Salone d’Onore del Coni a Roma, del Premio Andrea Fortunato:
Premio: Lo Sport è Vita a Roberto Mancini.
Premio: Eccellenza Sportiva Mondiale a Dino Zoff.
Premio: Miglior Giovane a Edoardo Bove.
Premio: al Merito Professionale a Leonardo Massa.
Premio: Miglior Allenatore a Fabio Pecchia.
Premio: Carriera Esemplare ad Andrea Barzagli.
Premio: Miglior Presidente a Saverio Sticchi Damiani (Presidente Lecce).
Premio: Resilienza e Dedizione nel Calcio a Francesco Caputo.
Premio: Miglior Giornalista Sportivo a Marco Lollobrigida.
Premio: alla Carriera ad Alessandro Lucarelli.
Premio: Miglior Team Manager ad Alessio Cracolici.
Premio: Impegno nello Sport a Carmelo Salerno (Presidente Reggiana).
Premio: Eccellenza nella Formazione Tecnica Sportiva a Paolo Piani.
Premio: Giovani Giornalisti a Daniele Bartocci.
Premio: Sport e Calcio a Roberto Ventre.
Premio: Solidarietà e Visione Sociale a Eustachio De Piano.
Premio: Fioravante Polito Fratellanza e Solidarietà ad Alessandro Molaro.
La città di Salerno ha intitolato a Fortunato un campo sportivo, un piccolo gesto per ricordare uno dei suoi figli più talentuosi.
Di Andrea ci rimane l’immagine del bravo ragazzo, quello che ogni genitore vorrebbe come figlio, ed ogni mamma come fidanzato e marito della propria figlia, resta il rammarico di non aver visto, da un punto di vista sportivo, dove sarebbe potuto arrivare, quali traguardi raggiungere, sicuramente indossando la maglia bianconera, squadra di cui era tifoso da bambino.
Quel giorno piansero tutti, anche le stelle nel cielo.