Intervistato dal portale sportivo spagnolo Marca, Arthur Melo, centrocampista brasiliano arrivato alla Juve l’estate scorsa nel corso della trattativa Pjanic, ha parlato dei suoi primi mesi in bianconero e del momento che sta vivendo alla Juve.
C’è anche la mano di Arthur nella vittoria della Juventus in casa del Barcellona, decisiva per il sorpasso al primo posto in classifica dei bianconeri nel gruppo G di Champions League. Ecco cosa ha spiegato a Marca:
“Abbiamo studiato molto il Barcellona, merito dello staff che ha passato tanto tempo ad analizzare punti forti e deboli. Ci siamo allenati nei giorni precedenti, sapevamo già cosa sarebbe successo in partita. Il Barça gioca sempre alla ricerca del gol, va in avanti e dietro lascia spazi, è normale. Se mi hanno chiesto qualcosa? Sì, ho detto che è una squadra con molta qualità e che fa più possesso di noi. Il merito va allo staff per l’ottimo lavoro di analisi dell’avversario.”
Il centrocampista passa poi ad analizzare la vittoria al Camp Nou, mettendola in relazione con la partita dell’andata a Torino, due approcci completamente diversi:
“Volevamo il primo posto nel girone, avevamo bisogno di tre gol. Ci abbiamo creduto anche se sapevamo che sarebbe stato difficile, ma la Juve ogni volta che si pone un obiettivo sa che con la qualità della rosa può raggiungerlo. All’andata la nostra mentalità era diversa. Sapevamo che se avessimo giocato faccia a faccia con il Barça avremmo potuto farcela. Abbiamo avuto più intensità, soprattutto nei primi 30 minuti di partita. Siamo entrati mentalmente forti, la chiave è stato il cambio mentale.”
Dal Barcellona alla Juventus, da Messi a Cristiano Ronaldo. Il centrocampista brasiliano, la scorsa estate, ha vissuto un cambiamento radicale, al centro dello scambio che lo ha coinvolto con Pjanic che ha fatto il percorso inverso, ecco cosa ci deice dell’addio ai blaugrana:
Si è fatto più rumore di quanto avrei voluto. Una volta saputo che stavo per andarmene, volevo fare le cose per bene. Il Barcellona mi aveva dato tanto. È stato il club che mi ha aperto le porte dell’Europa, un sogno che avevo sin da bambino. Un club con una grande storia e una grande storia di calciatori brasiliani. Si sono comportati male? È difficile dirlo. Ho la mia versione, la mia storia e avrei voluto che qualcosa fosse diverso. Ora sono venuto in un grande club per incontrare persone serie nella direzione che mi portano molte cose.
In questi suoi primi mesi in bianconero, Arthur ha svelato di essere stato aiutato moltissimo da Cristiano Ronaldo, con il quale ha potuto parlare nella sua lingua, il portoghese:
“Mi ha sorpreso il modo in cui lavora. Lo sapevo già perché la gente ne parla, il mondo del calcio è piccolo e te lo raccontano. Ti dicono cosa fa, ma quando lo vivi è impressionante. Ci sono giorni in cui arriviamo alle due del mattino perché abbiamo giocato tardi e lui pensa all’allenamento. Chi lo fa? Cristiano. Scherzo e gli dico che è malato, ma cosa dirai a qualcuno che tiene così tanti Palloni d’Oro. Cristiano è un grande, è una persona fantastica. Da quando sono arrivato mi ha aiutato molto perché parliamo la stessa lingua. È sempre vicino e mi aiuta, anche col cibo mi dice cosa mangiare. Si prende cura degli altri, cerca sempre di aiutare e contribuire con qualcosa.”
Poi, il brasiliano, passa a parlare del suo arrivo a Torino e dei primi mesi alla Juventus, fino a parlare del rapporto con i compagni di squadra, tra i quali se gli venisse chiesto, non riuscirebbe a sceglierne uno:
“Mi trovo molto bene, mi hanno accolto molto bene e sono contento. Quando sono arrivato al Barça mi è successa la stessa cosa, ho conosciuto giocatori con cui avevo giocato solo alla PlayStation e ora li avevo davanti: Cristiano, Buffon, Bonucci o Chiellini, sono tutti leggende. I miei compagni? Sceglierne uno è difficile. Sono stato fortunato: ci sono Danilo e Alex Sandro, due brasiliani della Nazionale che già conoscevo; Dybala che parla spagnolo, così come Bentancur e Morata; con Cristiano parlo portoghese. E poi ci sono i veterani che rappresentano la mentalità italiana. Tutti molto seri e lavorano fino alla morte.“
Per il suo adattamento, però, è stato importante anche l’aiuto di Andrea Pirlo. Soprattutto i consigli di chi, da giocatore, ha ricoperto il suo stesso ruolo:
“All’inizio ho sofferto un po’ quando sono arrivato, perché il modo di giocare è diverso. Ho avuto la fortuna di incontrare un allenatore che ha giocato nella mia stessa posizione. Mi aiuta e mi dice cosa fare e cosa non fare. Ha molta esperienza quindi non ho altra scelta che abbassare la testa e ascoltarlo. Spiega molto bene quello che vuole e legge molto bene l’avversario”.
Lo sguardo, infine, è rivolto anche a ciò che sta accadendo a Barcellona con Messi:
“Non sono sorpreso che voglia partire, ma sono sorpreso dalla mancanza di rispetto che hanno avuto con Leo – conclude – Ora se vuole andare via o meno è una tua scelta”.