Danilo agguanta nel finale un pareggio nello scontro diretto di Bergamo. La gara termina 1-1 e sancisce la voglia della Juventus di restare in piena corsa per un posto in Champions League. Il post-partita è, invece, l’ormai consueto presentarsi del carrozzone di proteste, veleni e e siparietti televisivi incredibili, se non fossero veri.
DAL CAMPO ALL’EXTRACAMPO – La mancata sconfitta della Juventus contro la Dea ha fatto storcere il naso a molti appassionati di calcio che attendevano il lieto evento della disfatta degli uomini di Allegri con la medesima trepidazione di un imminente amplesso. Ma se ad aspettare la Caporetto bianconera sono i non tesserati che, tra uno Spritz e un panino scaldato, trascorrono al bar di fiducia la propria pausa pranzo, nessuna reazione di stupore si paleserà sui nostri volti. Se a commentare quella decisione del direttore di gara è Instagro Faccialibro attraverso i propri canali social, non ci sarebbe di che preoccuparsi. Se, al contrario, a prodigarsi in fantasiose ricostruzioni di situazioni di gioco e illuminate dietrologie sono i tesserati, il discorso cambia. E la questione si fa molto più grave. Il direttore generale dell’Atalanta Umberto Marino si è lamentato della direzione arbitrale di Atalanta-Juventus e dopo la gara è intervenuto a Dazn con le ben note esternazioni sibilline che poco concedono all’immaginazione. Quelle del dirigente nerazzurro sono parole sgradevoli che minano la professionalità di un ex arbitro, Luca Marelli da Como, che in diretta tv ha spiegato le regole del calcio a un tesserato la cui reazione, certamente viziata dalla poca distanza temporale dagli eventi, è quanto di più inopportuno un dirigente possa manifestare. L’attacco di Marino è un colpo basso alla carriera di una vita (“Menomale non arbitra più”) e all’attuale ruolo di Marelli, equilibrato opinionista televisivo che al dibattito aggiunge il punto di vista del direttore di gara.
NUOVE REGOLE – Lo spiacevole episodio viene superato con distacco quasi aristocratico dall’ex fischietto di Como. “Tanti anni in campo mi hanno insegnato anche l’autocontrollo”, ha affermato Marelli nella giornata di ieri ai microfoni di TuttomercatoWeb Radio. Mentre il direttore generale della Dea rincarava la dose ai canali ufficiali del club: “La squadra ha fatto il possibile. Gli episodi, però, sono fastidiosi. La fortuna non ci assiste, il VAR ci gira contro”. Per alleviare il più possibile il fastidio di episodi arbitrali avversi sentiamo la stringente esigenza di avanzare la proposta di un nuovo regolamento sui commenti in televisione, quello auspicato da Marino e modulato sulle sue dichiarazioni. Regola numero uno: selezionare gli episodi dei quali parlare. Il contatto Szczesny-Koopmeiners sì, il pestone di De Roon a De Sciglio no. Regola numero due: gridare allo scandalo senza mai fare mea culpa. Chiedere il rosso per il portiere bianconero sì, riconoscere che, dopo il vantaggio concesso dall’arbitro, un proprio calciatore abbia sbagliato la conclusione a porta vuota no. Regola numero 3: quando si analizza una situazione di gioco nella quale il pallone tocca il costato di un difensore bianconero e non il braccio, è un tema ascrivibile al capitolo “falli di mano”. Regola ultima, ma la più importante di tutte: quando in una gara l’avversaria è la Juventus e il risultato finale non è una vittoria, è consigliabile spostare l’attenzione sul direttore di gara o sul Var (vedi regola due). E così un match piacevole da vedere e disputato a viso aperto da due squadre che si sono date battaglia sul campo per novanta minuti, può essere tacciato di irregolarità. Per evitare il pettine dell’esame di coscienza al quale i nodi delle proprie eventuali mancanze inesorabilmente giungono, si sceglie la strada del parlar d’altro. La narrazione faziosa diviene, dunque, puntigliosa cronaca dei fatti. E ancora una volta l’opinione pubblica potrà ingurgitare il panem bianconero del complotto.