Il presidente dell’Emilia Romagna interviene in vista della finalissima di Coppa Italia
REGGIO EMILIA – Il calcio è sempre stato una tra le sue più grandi passioni. Ha calpestato i campi dell’Eccellenza, della Prima, della Seconda e della Terza Categoria. Stasera il numero uno dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini sarà al Mapei Stadium per supportare la sua squadra del cuore, la Juventus. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il presidente romagnolo si è mostrato soddisfatto per io ritorno allo stadio dei tifosi, che rappresenta già di per sé una grande vittoria.
Com’è nata l’idea di ospitare la finale di Coppa Italia?
“In questi anni io ho tenuto la delega allo sport, un po’ perché sono appassionato e un po’ perché credo che le regioni lo abbiano sempre sottovalutato: lo sport è, con la musica, il linguaggio più universale che esiste al mondo. Noi abbiamo investito tantissimo sullo sport, portando avanti una politica per promuovere la regione attraverso di esso. A gennaio abbiamo ospitato la Supercoppa tra Juve e Napoli, che è stato un successo a livello organizzativo, e appena abbiamo capito che potevamo fare il bis non ci siamo lasciati scappare l’occasione. Ringrazio la Lega Calcio per la seconda grossa opportunità in pochi mesi. Durante la partita andrà in onda uno spot di 30 secondi sulle eccellenze dello sport della regione abbinate a quelle artistiche e culturali. Ci saranno oltre 8 milioni di spettatori e quasi 200 Paesi collegati: per noi è un’incredibile vetrina”
Il pubblico è il segnale della definitiva ripartenza dell’Italia?
“La presenza dei tifosi è una grande vittoria e un passo molto importante per tutti. Lo scorso anno arrivò l’estate, che è un vaccino naturale, molti s’illusero che il Covid fosse sconfitto, invece in autunno ci travolse la seconda ondata. Adesso però abbiamo lo strumento, che è il vaccino. Stanno crollando il numero di contagiati e quello dei ricoverati e sta scendendo finalmente anche quello dei decessi. Sono fiducioso, l’obiettivo è riaprire senza dover chiudere più. Dello sport non parla quasi nessuno, però è uno dei settori più nel dramma: è necessario riaprire per salvarlo. Servono i ristori, di cui si sta occupando il Governo, ma soprattutto una ripartenza in sicurezza e la presenza delle persone”
L’Europeo sarà la prova generale: i tifosi possono sperare nel ritorno alla normalità nella prossima stagione?
“Dare l’ok ai tifosi per l’Europeo in un momento ancora delicato come numeri è stato quel rischio calcolato di cui ha parlato Draghi e anche un modo per restituire alla gente fiducia nel futuro. Io credo che il prossimo campionato sarà con il pubblico: vedremo in che percentuale, ma sono certo che potremo tornare alle vecchie abitudini”
Atalanta-Juventus ha anche un valore simbolico: la squadra dominatrice dell’ultimo decennio contro il nuovo che avanza. Che partita sarà?
“Considero l’Atalanta la squadra che, con il Sassuolo, gioca il miglior calcio in Italia. Lo sport è fatto di cicli: alla Juve può capitare di non vincere dopo 9 scudetti, ma io resto riconoscente al club perché una cosa del genere non ricapiterà mai più. E poi quest’anno abbiamo già vinto la Supercoppa e possiamo vincere un altro trofeo, anche se l’Atalanta lo meriterebbe”
L’Atalanta sarà anche arbitro della Champions per i bianconeri. Lei ci crede ancora?
“Per il Milan sarà difficile vincere a Bergamo, non ho dubbi che l’Atalanta entrerà in campo per fare il miglior risultato possibile. Io credo alla Champions ma se non ci andremo non sarà un dramma: la Juve è già nella storia”
Cosa ne pensa della Superlega, un progetto già fallito?
“Io trovo ingiusto escludere le squadre da una qualunque manifestazione, e quindi anche dalla Superlega, perché credo che per meriti sportivi si possa accedere a sogni che diventano realtà”
Che cosa le ha insegnato il calcio che è applicabile alla politica?
“Che puoi essere bravo finché vuoi ma da solo non vinci le partite. Lo sport aiuta a restare con i piedi per terra: si può vincere senza grandi meriti e perdere senza meritarlo. Non bisogna abbattersi quando le cose vanno male né esaltarsi quando vanno bene”