“Gol di Tacco a spillo nasce dalla necessità di scardinare i pregiudizi, tutt’ora presenti, verso le donne e il calcio, attraverso la scrittura che fa emergere la passione e meno l’aspetto estetico“. Si presenta così Caterina Autiero, giornalista, direttrice responsabile della testata “Gol di Tacco a spillo” e tifosissima della Juventus. Alla vigilia del match contro il Milan, noi di Mondobianconero.com l’abbiamo intervistata in esclusiva per voi.
Come è nata la tua passione il giornalismo?
Io sin da piccola sono sempre stata appassionata di calcio, tanto da voler fare la calciatrice. Stiamo parlando degli anni ’80, dove comunque era molto difficile sentire una bambina che volesse fare questo sport ed era altrettanto complicato trovare squadre dove si potessero iniziare a muovere i primi passi. Io non ho mai giocato in qualche squadra, però lo facevo in cortile con gli altri ragazzini. Quindi posso dire che tutto nasce dalla passione per il calcio e per lo stadio, perchè mio padre mi portava con sè. La domenica allo stadio era un delirio, erano anche i tempi di Maradona, quindi si può immaginare il clima di festa che si viveva a Napoli. Le vibrazioni che ti dà lo stadio, inteso come si intendeva una volta, mi hanno avvicinata al pallone. Crescendo, volevo che il calcio facesse parte della mia quotidianità e, l’unica strada che mi poteva condurre, era proprio quella del giornalismo sportivo. Il mio sogno nel cassetto era diventare inviata a bordo campo: essere lì, fare la domanda subito dopo la partita. Poi non ti nascondo che ho una visione romantica del calcio e del giornalismo sportivo. Poi, la mia gavetta è iniziata a Napoli intorno agli anni del 1999-2000, nelle televisioni locali, giornali di carta, perchè all’epoca non esisteva ancora il web. In più, ho avuto l’occasione di completare un master di giornalismo sportivo a Milano, dove ho conosciuto Compagnoni di Sky Sport e altri giornalisti della Mediaset, e da questa occasione, lo stesso Compagnoni mi aprì le porte per fare uno stage a Sky. L’esperienza è stata bellissima, mi ha arricchito tanto, ma per scelte personali, ho intrapreso una vita lavorativa diversa dall’essere giornalista e basta. Ciò non toglie la mia passione per questo lavoro.
Essendo una redazione di sole donne, vi è mai capitato di ricevere commenti discriminatori o comunque di sentirvi obbligate a dimostrare qualcosa in più per abbattere lo stereotipo della figura femminile in relazione al calcio?
Obbligate no, perchè ci scivola sinceramente parlando. Non ci interessa cosa possono pensare gli altri, però sicuramente ci è capitato di essere viste con pregiudizio. Non puoi fare un piccolo errore di distrazione nel titolo che subito te lo fanno notare, quando io vedo testate di un certo livello, dove l’errore si può fare perchè è umano, passare inosservato. Se lo commette una donna, subito si mette lo spotlight. Proprio per questo motivo, siamo chiamate a dimostrare sempre qualcosina in più e a dimostrare maggiore attenzione. Aldilà dei giudizi, noi esprimiamo quello che è la nostra visione di calcio.
Domani alle 20:45 si giocherà forse la partita più importante per le sorti della Juventus in Champions League. Che tipo di partita ti aspetti, tenendo in considerazione che anche il Milan dovrà lottare per un posto in Europa?
Sarà una partita molto molto tattica fino al 30′, poi si potrebbe sbloccare qualcosa, magari con un episodio. La Juventus quest’anno il gol in ogni partita lo regala sempre, poi ha lo scossone nel secondo tempo. La gara d’andata, invece, aveva dato buone speranze anche di poter riacciuffare le vette della classifica. In questa stagione è difficile dare previsioni, neanche sull’atteggiamento che può avere la squadra nello scendere in campo.
In campo ci sarà uno dei protagonisti di queste ultime voci di mercato: Gianluigi Donnarumma. Sul vostro sito avete scritto un focus sui 5 motivi per cui dovrebbe rimanere al Milan. Secondo te, quanta percentuale ha di rimanere a Milano?
Dico che Raiola in questo è molto bravo. Qualcosa si sta muovendo e ti dico anche un po’ tardi. Donnarumma sarebbe potuto essere un profilo quanto meno vicino alla Juve tre anni fa, e in quel periodo io non avrei preso Szczesny, ma avrei puntato tutto su Donnarumma, tenendo Buffon, senza farlo tornare dopo solo un anno. Al momento, credo che tutto sia funzionale al potere economico: potrebbe partire se ricevesse offerte d’ingaggio allettanti.
Ti piacerebbe vederlo in maglia bianconera?
Sì, assolutamente. Già da tempo mi sarebbe piaciuto vederlo in maglia bianconera. In questo modo, avresti strutturato il futuro dei pali bianconeri, con Donnarumma sotto l’ala di Buffon, perchè il talento e il fuoriclasse che abbiamo in questo momento nel panorama italiano e mondiale si riscontra nella sua figura. Ha sicuramente i suoi limiti, ma ricordiamoci che lui ha esordito giovanissimo e tutt’ora lo è. Ha tanti anni di carriera e di crescita davanti a sè.
Che tipo di Juventus è stata quest’anno?
E’ stata una squadra dai mille volti, Dottor Jack e Mister Hyde oserei dire. E’ tutto campato in aria e nel fare previsioni, si potrebbe incombere nell’errore. Paradossalmente, dopo anni di successi e di dominio in Italia, ci troviamo a dover combattere per conquistare il quarto posto e questo è indicativo, perchè sottolinea che la società ha faticato a ricostruirsi negli anni e questo è traumatico. Non riesco a vedere un futuro roseo in questo momento, vedo tanta confusione. Sotto un certo punto di vista, forse converrebbe quasi non raggiungerlo il quarto posto, perchè servirebbe uno scossone. La Juventus deve ritrovare se stessa, la propria anima, la propria storia e il proprio attaccamento alla maglia. Io vedo tanto improvvisazione e la colpa non è dell’allenatore che sta facendo il capo espiatorio della situazione. Bisognerebbe sedersi a tavolino e buttare giù un programma fatto seriamente, anche a costo di non centrare nell’immediato un obiettivo importante. Noi puntavamo di essere tra le big d’Europa, siamo arrivati due volte in finale di Champions, poi abbiamo avuto un calo drastico che è sinonimo di come qualcosa non sia andato per il meglio.
Le voci su Massimiliano Allegri che lo vedono molto vicino alla Juventus:
I contatti con la Juventus ci sono, però lo stesso Allegri ha anche altre offerte da squadre estere. Di base l’interesse c’è, come la chiamata da parte della società bianconera. Personalmente, la percentuale di riuscita è del 50 e 50. Essendoci l’interesse di altre squadre, dal punto di vista del potere economico potrebbe più propendere per lavorare altrove. Dal punto di vista del rimettersi in gioco, la Juventus potrebbe stuzzicarlo abbastanza, ma molto sarà legato a ciò che potrebbe succedere a livello societario. Rimane al momento tutto in standby e questo è un chiaro segnale di come la situazione non sia delle migliori. La Juve è ancora in ritardo nella ricostruzione e questo rincorrere allenatori, non avere le idee chiare perchè il Presidente vuole qualcuno, mentre Paratici e Nedved vogliono altri, i giocatori che dicono la loro, sono tutti handicap che stanno poi emergendo in questa stagione che rimane il frutto di scelte fatte senza condizione di causa.
Passando al calcio femminile, molte calciatrici combattono gli stereotipi anche fuori dal campo di gioco. Un esempio lampante è Sara Gama, calciatrice della Juventus, nonchè capitana della nazionale italiana. Sara ha aderito alla campagna #iosonodiverso di Cartoon Network per rendere la diversità un valore aggiunto e no un elemento discriminatorio. Secondo te, questo può essere il modo giusto per abbattere i pregiudizi?
Sì. è una componente. Sara Gama è proprio l’emblema alla lotta al pregiudizio sia perchè è un’italiana dalla pelle più scura e nell’immaginario collettivo ancora si fatica a comprendere che non è il colore della pelle che indica la propria cittadinanza, sia perchè ha fatto tanta gavetta nel mondo del calcio, fino ad arrivare a ricoprire ruoli importanti. E’ una testa molto pensante, il che non è un aspetto da sottovalutare perchè comunque le calciatrici sono costrette a fare anche altro nella vita e questo le porta a dedicarsi anche agli studi e a laurearsi. Sara Gama rimane un bellissimo esempio per le generazioni future, perchè sa bene come veicolare messaggi positivi, utilizzando la sua immagine che si è costruita da sola
Quali possono essere secondo te gli innovamenti da introdurre nel campionato femminile, tenendo in considerazione il dislivello da quello maschile?
Il dislivello che esiste tra i due mondi non va vista soltanto in negativo. Il calcio femminile, essendo ancora di nicchia, vive ancora di quello che è il vero calcio: vive di campo, di passione, di sacrifici, non è governato dal dio denaro come quello maschile. Questo è sicuramente un vantaggio e lo rende migliore rispetto al calcio maschile. Dall’altro canto, è anche vero che queste ragazze per mantenere gli standard devono essere messe nella condizioni di poter rimanere competitive e per poterlo fare bisogna che ci sia la politica sportiva che vada incontro a quelle che sono le esigenze di un club. Non bisogna solo soffermarsi alle grandi squadre come la Juventus e il Milan, ma anche in realtà , in cui il potere economico per poter creare delle squadre competitive non è sufficiente. Conosco squadre in cui le calciatrici vivono di rimborso spesa e in una Serie A di un Paese come l’Italia che ha la Nazionale che punta a crescere in campo mondiale, certo questo non aiuta. Bisognerebbe dare una certa riconoscenza a queste donne che ogni giorno vanno a fare allenamenti, vanno a fare trasferte e si impegnano in modo professionale, ma che non vengono riconosciute professioniste.
Nelle giornata odierna, è uscito il comunicato ufficiale della Juventus, del Real Madrid e del Barcellona riguardo il progetto della Super League. Alla base di ciò, tu cosa ne pensi?
Per come è stata presentata, per come è uscita la notizia e di quello che ha generato, al momento ti dico che sono contraria. Vero è anche che si è creata tanta confusione e questo non aiuta a vedere il lato positivo di questo progetto. D’istinto non ti nascondo che quando sono venuta a conoscenza della notizia, era in disaccordo perchè a me il calcio degli elite e dei poveri non piace. Mi allaccio anche a dire che si è fatta tanta polemica sulla Super League che esclude le squadre più piccole a vantaggio di quelle che hanno maggiore richiamo e poi si riforma una Coppa Italia che altro non è che una Super League 2.0. Noi abbiamo visto anni fa l’Alessandria che è arrivata nelle fasi finali della Coppa e con il nuovo format una favola simile è impensabile. C’è anche un controsenso nelle battaglie e nelle posizioni che si sono prese nella Superlega. Di base, ci sta a monte prendere un po’ tutti consapevolezza che il calcio di oggi non è un semplice sport e disciplina. Oggi il calcio è un’industria, quindi bisogna iniziare a prendere consapevolezza di questo. Fa male per i tifosi perchè il calcio dei tifosi investe in passione, non ha guadagni dalla passione, diverso è invece quello che riguarda le società. Bisogna solo capire da che parte schierarci: ci fa piacere che il calcio sia “governato” dai soldi e dal business? Se alla maggior parte fa piacere questo, bisogna accettare che i club siano iscritti in borsa e tutta questa macchina che c’è dietro. Anche nel caso dove il tifoso si aspetta il campione arrivare, il club si sente chiamato in obbligo a fare i conti nelle proprie tasche. Altrimenti, bisognerebbe fare dei passi indietro e valorizzare il calcio di una volta.
Essendo giornalista da molti anni che consiglio ti senti di dare a tutti i ragazzi che sognano la carriera nel mondo del giornalismo?
Di essere fedeli con se stessi e coerenti. Bisogna non smettere mai nel credere nel proprio sogno, nonostante le difficoltà, le porte in faccia, le bocciature. E bisogna avere anche tanto coraggio nell’osare, rischiare, lanciarsi, rialzarsi e credere sempre nei propri obiettivi. Anche senza guadagno, è importante, se si sente, la necessità di scrivere, soprattutto adesso che il mondo del web ci mette a disposizione molti strumenti per dire la propria opinione e di non avere paura del giudizio. La cosa che starò per dire vale in tutti i campi, non solo quelli del giornalismo: quando la mattina ci si lava la faccia e ci si guarda allo specchio, non bisogna avere vergogna di quello che si vede.