Bonucci, Chiellini, Chiesa e Bernardeschi. I quattro bianconeri convocati da Roberto Mancini per l’avventura itinerante di Euro 2020 si rivelano decisivi. Il loro apporto è qualitativo e quantitativo allo stesso tempo. La loro determinazione, encomiabile. Dal debutto alla finalissima di ieri sera si può parlare a ragione di Fab Four.
GRANITICI – Se un Dio del calcio esiste, probabilmente ieri sarà stato scortato e custodito da Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini. Carattere, grinta, presenza costante in fase difensiva come in quella offensiva. La gara dei due esperti difensori bianconeri è un manuale del calcio, come l’intero torneo disputato. Le giovani leve che sognano di intraprendere la carriera agonistica nel ruolo non potranno trascurare quei movimenti, quelle chiusure, quella sapiente scelta di posizione. E quella determinazione, soprattutto. Avrebbero forse meritato di sollevare prima un trofeo internazionale. Sono andati vicini al colpo grosso più volte con la maglia della Juventus e dell’Italia, dovendo rinunciare al sogno al termine dell’atto finale. Ieri sera l’esito della finalissima con l’Inghilterra ha rivelato qualcosa di piacevolmente diverso. Bonucci e Chiellini, la coppia d’oro della retroguardia azzurra ha fatto tesoro dell’enorme bagaglio di esperienza accumulato in carriera per condurre gli uomini di Mancini verso un successo che, a ben vedere, ha poggiato il proprio fondamento sulla solidità di una fase di non possesso puntuale e decisiva capace di neutralizzare tutti i grandi bomber d’Europa. Se poi uno straordinario Donnarumma completa il reparto con ciò che manca, la più dolce delle torte è servita. E come ciliegina possiamo aggiungere quella Coppa che in patria mancava dal lontano 1968. E che nella notte avrà dormito tra le amorevoli cure dei rocciosi difensori bianconeri e azzurri con buona pace di chi li aveva già relegati al baule in soffitta, proponendo a Mancini di affidarsi a mirabolanti e discutibili alternative. La scelta del Ct azzurro di puntare sul collaudato Chiellini (Saka di lì non poteva passare, andava fermato con ogni mezzo) e sul riscoperto rigorista Bonucci (due su due tra Spagna e Inghilterra) è vincente. Il campo ha dato ragione al tecnico della Nazionale che ha deciso di affidarsi alla personalità dell’affiatata coppia di giovani vecchi gladiatori.
ABBIATE FEDE (PARTE I) – Ha impiegato più del previsto per carburare, come i motori diesel. Ma quando si è acceso si è rivelato essere l’uomo in più di una Nazionale tutta cuore e gruppo. Federico Chiesa ha saputo regalare al gruppo azzurro lo spunto in velocità e quella capacità di cercare l’uno contro uno, di manovrare nello stretto e creare superiorità numerica. I suoi strappi palla al piede hanno permesso agli azzurri di tenere il pallino del gioco nei momenti di maggiore difficoltà, quando c’è stata necessità di volgere la situazione di potenziale pericolo in opportunità di contrattacco. I suoi inserimenti hanno risolto la gara con l’Austria, la sua qualità tecnica ci ha regalato il vantaggio con la Spagna prima del pareggio di Morata. Con l’Inghilterra un’altra prestazione maiuscola. L’esterno bianconero si dimostra essere l’uomo più in palla, la spina nel fianco degli inglesi. In particolare quando si mette in proprio e sfiora il gol dopo una percussione individuale da standing ovation. Poi la delusione per un’uscita anzitempo dopo un contrasto di gioco. Fino ad arrivare alla corsa liberatoria (quando i tiri dal dischetto hanno deciso la gara a favore degli azzurri) e alla videochiamata con la mamma alla quale è dedicata la vittoria finale. Per molti, ora, è la Nazionale di Chiesa. Sentiamo di condividere tale pensiero.
ABBIATE FEDE (PARTE II) – La più discussa delle convocazioni di Roberto Mancini si rivela essere una decisione sensata e ben calibrata. Se Federico Chiesa è il grande protagonista del torneo azzurro, il Federico II, Bernardeschi, disputa un Europeo tutto sommato positivo. Presente ed attento quando è stato chiamato in causa, il calciatore bianconero si trova a proprio agio nel contesto azzurro, più che in quello bianconero. Il Ct azzurro ha puntato anche su di lui, indirizzando su Bernardeschi quella fiducia del quale il ragazzo aveva tanto bisogno, dopo una stagione negativa. Mancini non torna sui propri passi, va dritto fino in fondo. E Federico avverte tutto il calore di un gruppo coeso sulla cui unione il Ct ha sempre scommesso. Ma Bernardeschi fa di più. Non è chiamato a fare semplice numero ma a dare il proprio contributo diretto, prima nella gara con il Galles da titolare, poi nella serie dei rigori con la Spagna ed infine nell’ultima lotteria dei tiri dagli undici metri. Il calciatore bianconero si presenta sereno sul dischetto e va a segno in entrambe le occasioni, riversando in campo una personalità ritrovata insieme a nuove motivazioni. Chapeau Mancini!