L’ex numero 10 nerazzurro interviene in vista della sfida di Coppa Italia tra la sua Atalante e la Juventus
LE DICHIARAZIONI – Nel bene e nel male ha sempre fatto parlare di sé e già questo è significativo. Cristiano Doni, simbolo di una città, miglior marcatore della storia dell’Atalanta con 112 reti all’attivo, interviene davanti ai microfoni del Corriere della Sera per parlare di quello che sarà uno storico appuntamento per la Dea. la finale di Coppa Italia contro la Juventus di Andrea Pirlo, una sfida che promette spettacolo. La voglia di una città di tornare ad alzare un trofeo e di continuare a vivere un sogno che non sembra destinato a finire. Ecco le sue parole:
Qual è il ricordo più vivo da giocatore dell’Atalanta?
“Non penso a un gol o a una partita in particolare. Ho una nostalgia incredibile dell’avvicinamento allo stadio, con il pullman. C’era sempre un fiume di tifosi ad accompagnarci, e tantissimi indossavano la mia maglietta. A volte mi capita di sognare quei momenti… Emozioni impagabili”
In molti credono che per l’Atalanta il prossimo step sia lo scudetto
“Sarà un mercato molto difficile per le grandi storiche, e la gestione fin qui oculata e mirata dell’Atalanta potrebbe fare la differenza nell’immediato futuro. Senza presunzione, e con i piedi ben saldi a terra — ma in questo Percassi è un maestro — ci sono i presupposti per provare il colpaccio. Già oggi ce la giochiamo con tutti, bisogna allora avere la forza di tenere i migliori. Il tecnico, poi, è già da scudetto, non ha paura di nessuno. Sì, vale la pena pensarci…”
Che idea si è fatto di questa Juve?
“È in corso un massiccio cambio generazionale, e i giovani vanno aspettati, altrimenti non hanno senso certi investimenti. Pirlo? Lo conosco bene, è uomo di calcio a 360 gradi. Certo, è stato forse un azzardo affidargli subito una panchina tanto pesante, però è assurdo pensare che il mancato scudetto e l’eliminazione prematura in Champions siano soprattutto colpa sua”
Juve-Atalanta sarà una sfida fra le grandi individualità bianconere e l’intensità nerazzurra?
“No, è riduttivo. La Juve è pericolosissima in generale, ancor di più in gara secca. E l’Atalanta non è solo corsa e intensità. Abbiamo grandissimi giocatori, Freuler e De Roon sono top a livello internazionale, poi c’è Muriel che ha qualità impressionanti e ha raggiunto una grande affidabilità, senza dimenticare Zapata e altri”
Sul suo giocatore preferito
“Ilicic! Mi fa impazzire”
Ci schiera la sua Atalanta più forte?
“No, farei troppi torti. Vi parlo solo di Domenico Morfeo. Era una gioia anche solo allenarsi con lui, un fenomeno che non si è tramutato in fuoriclasse solo per pigrizia. Di fatto, iniziava ad allenarsi il venerdì (ride, ndr)”
Chi è oggi Cristiano Doni?
“Un imprenditore nel campo della ristorazione e un padre di famiglia che ogni tanto si diverte a dare qualche consiglio calcistico”
Le manca il mondo del calcio?
“Mi vedevo dirigente a fine carriera, poi sono stato travolto da alcune vicende che tutti sapete. Durante l’inchiesta ho subìto titoli a caratteri cubitali, la mia assoluzione è invece passata quasi in sordina. Non sono stato uno stinco di santo, lo so bene, ma ho pagato molto di più rispetto ai fatti poi dimostrati. La ferita è stata tremenda, mi sono allontanato dal mio mondo, ho smesso di fidarmi di molta gente. Oggi fa meno male, ma la cicatrice è sempre lì, bella evidente”