Pirlo, come l’ex Massimiliano Allegri, continua il processo di metamorfosi, anche se i risultati sono totalmente differenti…
MOSSE VINCENTI – Rivoluzione è uno dei motti della Juventus in questi ultimi anni: cambiare sempre in meglio, ma senza perdere lo spirito vincente. Un chiaro esempio, è la Juve guidata da Massimiliano Allegri che si è resa protagonista di 9 annate vincenti (in Italia), ma anche in Champions League. Non dimentichiamoci, infatti, le due finali a Berlino e a Cardiff nell’arco di soli 3 anni. Ciò che ha sempre convinto della gestione Allegri, è stata la fase difensiva impeccabile: nell’anno 2014/15, proprio della prima finale, la Vecchia Signora contava sul pacchetto difensivo più solido degli ultimi anni, denominato “BBC”, ossia Bonucci, Barzagli e Chiellini. Un altro aspetto vincente, ma non palese sotto gli occhi di tutti, erano i cambi durante (fine) partita in corso: Morata per Llorente nel match contro il Palermo (2014/15), Sturaro per Khedira nella sfida di Champions contro il Bayern Monaco (2015/16), Douglas Costa per Pjanic nella sfida contro la Sampdoria (2017/18). Tutte sostituzioni mirate, ma soprattutto azzeccata che, in un modo o nell’altro, hanno portato la Juventus alla vittoria. Ma, la mossa più determinante di tutte fu la metamorfosi di alcuni dei giocatori aventi nella propria rosa, i quali venivano letteralmente snaturati dal loro ruolo originario. Pensiamo, infatti, a Paulo Dybala che da seconda punta pura ha svolto compiti da centrocampista; Pjanic che ai tempi in giallorosso agiva da trequartista spostato, poi, in mediana da Allegri e infine, Juan Cuadrado che da esterno è passato a terzino.

JOLLY – Se con Allegri la metamorfosi si è rivelata efficace e performante, diversamente si può dire di Andrea Pirlo. Il tecnico bresciano, infatti, sembra continuare questa “tradizione”, ma senza gli sperati risultati. Nella formazione attuale si vedono a occhio nudo le posizioni fuori ruolo di molti giocatori bianconeri. Tra questi, Dejan Kulusevski, ala d’attacco come ruolo naturale, nel Parma ha totalizzato ben 33 presenze con 10 gol e 9 assist solo come esterno destro. Quest’anno, invece, ha ricoperto ben 4 ruoli differenti, partendo come centrocampista e finendo come mediano di copertura. Il risultato? 26 partite, 3 reti e un solo assist. A fargli compagnia, ci pensano anche Federico Bernardeschi, attaccante alla Fiorentina, adesso terzino, e Danilo, tuttofare nel reparto difensivo a centrocampista davanti alla coppia Bonucci–De Ligt. Non mancano all’appello Adrien Rabiot e Aaron Ramsey in evidente difficoltà in ogni partita che si disputa. Il francese arrivato tra l’entusiasmo dei tifosi bianconeri, fa fatica a inserirsi nei tempi di gioco ed entrare in feeling con i compagni. Se all’inizio ci poteva essere la scusante del cambio ambiente, adesso il numero 25 bianconero afferma di non sapere reggere al meglio la pressione, dovuta anche al fatto di giocare quasi ogni 3 giorni: “È difficile essere al 100% e fare bene in ogni partita, ma non hai scelta, devi adattarti e cercare di dare il massimo“, aveva affermato durante il ritiro con la nazionale francese. Lo stesso vale per il gallese che quest’anno conta solo 19 presenze e soli 2 gol. Influenzato sicuramente dai tanti stop (4 in questa stagione), l’ex Arsenal non è mai riuscito a convincere più di tanto, proprio per la posizione sulla trequarti, anzichè quella da centrale. Quello che era uno dei principali punti di forza della Juventus nelle annate passate, con Pirlo sta venendo poco a poco a venir meno. Il tanto decantato Maestro ha ormai perso la regia della sua orchestra a tinte bianconere.

Interessante analisi sulla gestione della squadra che non lascia nulla al caso.
Complimenti!