L’ultima sconfitta della Juventus, in campionato, risale proprio alla gara di andata contro la Dea. A distanza di circa tre mesi, si sono intravisti alcuni miglioramenti. Merito di?
IN CRESCITA – Fino al 92’ molti avranno creduto di assistere nuovamente al film di circa due mesi e mezzo fa, nello specifico del 27 novembre scorso, quando l’Atalanta uscì dal fortino dello Stadium con una vittoria in saccoccia molto importante. Poi, per fortuna, ci ha pensato un colpo di testa di Danilo a pareggiare i conti e ad evidenziare come, a distanza di settimane, un accenno di evoluzione ci sia effettivamente stato. La Juventus, in fondo, lo sa ormai da tempo: malgrado le potenzialità della rosa siano da prima o al massimo da seconda posizione, non si lascia più tentare dall’illusione di una rimonta Scudetto, anche perché soltanto un’eventuale vittoria contro la Dea avrebbe permesso ai bianconeri di rosicchiare punti alle rivali. Un pensiero condiviso anche dallo stesso Massimiliano Allegri, che nel post-partita di ieri sera ha confermato come la lotta Scudetto sia riservata a Milan, Inter e Napoli: “Era troppo complicato, impossibile recuperare terreno sulle prime tre, sono troppo lontane.”
Tornando sulla partita, cosa è effettivamente cambiato da quel 27 novembre? In tutti i confronti diretti, la Juventus aveva finora dimostrato un atteggiamento di inferiorità rispetto all’avversario, senza mai mantenere il pallino del gioco e dando l’idea di limitarsi soltanto al contenimento dei danni. Ieri sera, però, abbiamo assistito ad una piccola svolta perché per la prima volta la squadra di Allegri ha affrontato l’Atalanta a viso aperto, senza ripiegarsi troppo su se stessa e senza contare sulle dita di una mano le poche occasioni create. Chiamasi effetto Vlahovic? Ebbene sì, la variante Dusan sta già regalando i suoi primi frutti, a partire da uno spirito collettivo più coraggioso e spregiudicato, ma non solo. Anche dal punto di vista tecnico, la sua presenza ha senz’altro migliorato il gioco della squadra, in primis di Dybala, che ha riscontrato nel serbo un appoggio provvidenziale per la sua creatività, e di Morata, che può così rispolverare il repertorio Mandzukic sacrificandosi sulla fascia.
Riuscirà la Juventus a tornare a sentirsi grande e a recuperare fiducia, senza perdersi in quel limbo tra la grandezza del passato e le turbolenze del presente? A Bergamo qualche spiraglio lo si è intravisto, ma tempo al tempo. Come sempre.