Ripercorriamo le tappe di crescita del giovane argentino, il quale vuole ritagliarsi uno spazio nella Juventus
EREDE? – Juventus–Lazio dello scorso 16 maggio è stata una data dolorosa per tanti tifosi juventini, ovvero quella dell’addio a Paulo Dybala da calciatore della ‘vecchia signora’. Le sue lacrime scroscianti a fine partita avrebbero sciolto l’intero stadio, il quale ha dovuto mandare giù, nella stessa giornata, anche la partenza di Giorgio Chiellini. Nello sconforto generale per una trattativa per il rinnovo mai decollata, c’era chi, nella dirigenza della Juve, pensava di avere il nuovo Dybala già in casa. Ed è qui che entra in gioco Matìas Soulé Malvano, nato a Mar de la Plata il 15 aprile del 2003. Il suo stile di gioco ricorda tantissimo la ‘Joya’, vuoi per la duttilità nell’arco d’attacco (può ricoprire i ruoli di ala destra o di trequartista, ma anche quello di seconda punta), vuoi per il suo piede preferito, ovvero il sinistro. Per arrivare a produrre le emozioni scaturite dal mancino di Dybala, dovrà mangiarne di minestre il nostro Matìas, ma le carte in regola per poterlo fare ci sono tutte.
STORIA – Nato a Mar de la Plata in un quartiere operaio, il padre è un grande tifoso dell’Independiente, squadra di Avellaneda e grande rivale del Racing, club da cui sono usciti tantissimi campioni, come ad esempio Diego Milito o Lautaro Martinez. Le disponibilità economiche della famiglia non permettevano al ragazzo di potersi spostare da una Mar de la Plata già fin troppo stretta per le sue qualità: già in giovane età, nei campetti di provincia, hanno raccontato di quanto fosse complicato togliergli il pallone. A 11 anni, arriva l’occasione della vita: il Velez Sarsfield si accorge delle sue qualità e decide di assumersi le spese per prelevarlo e tenerlo con sé per 5 anni. Nel quinquennio nel barrio di Liniers, sud-ovest della capitale Buenos Aires, Soulé diventa l’assoluto trascinatore della squadra anche a livello comportamentale: tutti lo raccontano come un ragazzo a modo, un modello da seguire. Tuttavia, la storia con il Velez non ha un lieto fine: il contratto da professionista non arriva e il ragazzo, spazientito dalla promessa non mantenuta, decide di abbandonare il club, viste le offerte dei maggiori campionati europei. La scelta del classe 2003 ricade sulla Juventus, club che lo porta subito nell’Under 19 che disputa la Youth League, ovvero la Champions League dei ‘ragazzi’. Nelle giovanili fa vedere tutte le sue qualità, disputando 28 partite e mettendo a referto 5 gol e 5 assist. Tempo un anno e la Next Gen lo chiama: arriva l’esordio nei professionisti in Coppa Italia Serie C, nel match contro la Pro Sesto. 6 giorni dopo disputa la sua prima partita in Serie C contro la Pergolettese, sfida vinta 2-1 dai ragazzi allenati allora da Lamberto Zauli. Nemmeno un mese nel giro della Next Gen e la grande chiamata arriva: Allegri lo vuole in panchina per la trasferta di Napoli. Non entrerà in campo, ma senza dubbio la chiamata della prima squadra dopo nemmeno un mese nell’Under 23 vale più di qualunque altra cosa per un ragazzo di 18 anni. 10 giorni dopo il Napoli, ovvero il 30 settembre, arrivano i primi minuti in Serie A, ovvero nel match contro la Salernitana. Per l’esordio in Champions bisognerà attendere un anno, ovvero l’11 ottobre nella nefasta trasferta di Haifa, in cui la Juve soccombe per 2-0 al cospetto degli israeliani del Maccabi. Il resto della storia resta da scrivere, ma da uno che in carriera ha sempre bruciato le tappe, ci aspettiamo che queste pagine vengano riempite presto.