La netta vittoria degli azzurri di Mancini sulla Turchia ha generato il ben noto valzer di scontenti che troppe volte abbiamo conosciuto anche al termine delle gare della nostra Serie A, quando la squadra Campione d’Italia raggiungeva gli obiettivi “solo perché non c’erano avversari” e i trofei “scudettini di poco conto”.
PRESTAZIONE – Il 3-0 sulla Turchia racconta di una gara dominata nella quale si è vista una squadra, quella azzurra più determinata, meglio messa in campo e con interessanti soluzioni tattiche dal primo minuto e a gara in corsa. L’assetto scelto da Mancini fatica in alcune fasi del primo tempo a trovare gli spazi. Le iniziative dell’Italia si infrangono spesso sul muro eretto dalla nazionale avversaria. Ma, come spesso accade, quando la squadra che attacca alza i ritmi e muove la palla più velocemente, può con pazienza trovare il varco giusto. Le corsie esterne, dove Florenzi e Berardi e soprattutto Spinazzola e Insigne hanno garantito spinta costante, e l’ausilio di efficaci movimenti senza palla hanno prodotto una prestazione crescente. La Nazionale ha superato l’empasse dei primi 45 minuti con la perseveranza di chi vuole la vittoria e sa affrontare le difficoltà con la mentalità da grande squadra. Roberto Mancini ha creato un’alchimia di squadra che non si vedeva da anni: il gruppo è unito, coeso e ben equilibrato tra leader d’esperienza e frizzanti nuovi talenti. Un’amalgama del genere fa rendere al meglio il treno Spinazzola, sempre attento e propositivo, il subentrato Di Lorenzo, fondamentale nel suo contributo nel secondo tempo, e quel Mimmo Berardi, sul quale il Ct azzurro ripone fiducia ed aspettative molto alte e che ha messo il suo zampino sulle azioni decisive del match. Da un suo spunto, il risultato si sblocca con l’autorete di Demiral. Di grande sostanza anche la prova di Ciro Immobile, lesto a ribadire in rete una respinta del portiere turco sulla conclusione di Spinazzola. Chiude le marcature Lorenzo Insigne con la specialità della casa: un bel destro a giro imbeccato da Immobile. Ma più che i singoli, il successo di ieri sera è imputabile al gruppo.

LA POLEMICA – Puntuale come un orologio svizzero, la coda non richiesta e nemmeno tanto utile di commenti polemici dall’intento canzonatorio da un lato, dall’altro neanche troppo velatamente teso a sminuire. Il nostro stupore sarebbe prossimo all’indifferenza se l’iniziativa denigratoria provenisse da quattro amici al bar che, tra una birra e un Mojito si intrattengono con le partite della Nazionale, lasciandosi andare a commenti coloriti e sollevando contenziosi di poco conto. Ma quando una parte della stampa lancia sondaggi discutibili sulle reali qualità dell’avversario, si comprende che è in atto una certa campagna di ridimensionamento assolutamente non necessaria. E che non lo sia, è palese per almeno due ordini di ragioni. La prima è che sappiamo tutti che è facile cadere in semplici esaltazioni, ma, se anche così fosse, sarebbe la plausibile e auspicabile esaltazione dell’italiano di fronte alla maglia azzurra. Se poi consideriamo che le ultime avventure della Nazionale italiana non sono state affatto la quintessenza della felicità, non risulterà complicato accettare la gioia di un esordio molto positivo, forse anche inaspettato, e per questo ancor più travolgente. In secondo luogo, non stanno in piedi le critiche sulla modestia dell’avversario. La Turchia non sarà la Francia Campione del Mondo ma è una Nazionale capace di battere l’Olanda e la stessa Francia nelle qualificazioni ad Euro 2020, chiudendo ad un solo punto di distanza dai campioni d’oltralpe. La selezione turca è anche in testa al rispettivo girone di qualificazione ai prossimi Mondiali in Qatar con due vittorie e un pareggio. Ieri sera abbiamo, dunque, incontrato una Nazionale insidiosa e in buona salute. I meriti della vittoria vanno ascritti alla prova gagliarda degli uomini di Mancini, di forma e sostanza, di qualità e quantità. Di fronte alle sterili polemiche, la mente va alle tante esternazioni fuori luogo di chi, per primo nella nostra Serie A, nn è riuscito a complimentarsi con l’avversario vincitore. Con chi si è ingegnato per sminuire ogni vittoria, ogni punto. Con chi ha sempre dato tutto per scontato, salvo poi essere drasticamente smentito dal mondo del calcio, dove di scontato c’è ben poco. E’ arrivato, dunque, il momento di approcciarsi al calcio in maniera più consapevole e matura. Esistono i meriti. E vanno riconosciuti. Chiedo troppo a pretenderlo per le squadre di Club, lo so. Cominciamo dalle Nazionali.