Né di Venere né di Marte, non si sposa non si parte. Il martedì nero della Juventus di due giorni fa avvalora il vecchio detto e ridimensiona, in maniera brutale, le ambizioni di vertice della squadra di Andrea Pirlo. Così, a distanza di quasi 48 ore dalla cocente delusione, lasciamo che la lucidità prenda il sopravvento per tornare sulle ragioni di una debacle che si ripresenta nella mente con l’insistenza di un chiodo fisso.
CORSI E RICORSI- Pronti via e la coppia Bonucci-De Ligt confeziona il primo pasticcio della serata, perdendosi Vlahovic che scatta lesto nella prateria della retroguardia bianconera. Sono passati tre minuti dal fischio d’inizio. Un avvio di gara così superficiale lascia sbalorditi. Perché non ha precedenti nel recente passato. Nessuno ostacola Ribery, libero di servire il compagno in profondità. Bonucci è posizionato male. Tutta la leggerezza mostrata fin dalle battute iniziali non può non essere figlia del movimentato prepartita. Tra la notizia del ribaltamento della sentenza e la pronta corsa ai ripari con la modifica della distinta, i concitati minuti che hanno preceduto il match hanno di certo avuto il loro peso.
TESTA- Sia chiaro. Gli eventi extracampo non possono costituire un alibi per un gruppo che non ha saputo mettere in campo l’atteggiamento giusto, quello visto nella trasferta di Parma. La Fiorentina vale i gialloblù. Entrambe le squadre raggiungeranno una salvezza più o meno tranquilla. Desta scalpore, allora, che la Juventus abbia toppato l’approccio alla gara, peccando oltremodo di superficialità, a soli tre giorni di distanza dalla bella prestazione del Tardini. I bianconeri sono apparsi distratti, impauriti, insicuri e, non da ultimo, nervosi. Juan Cuadrado complica la gara dei compagni con una brutta entrata su Castrovilli, bagnando nel peggiore dei modi la presenza numero 200 in maglia bianconera. Un Morata mai in partita ripropone quel nervosismo già palesato nella gara con l’Atalanta. Atteggiamenti sbagliati che denotano un grande limite dei calciatori bianconeri, che sta tutto nella tenuta mentale a corrente alternata. Con l’aggravante che, se nelle precedenti uscite tale difetto si palesava a gara in corso, nella gara contro i viola la Juventus non è mai sembrata essere sul pezzo.
PIRLO- Due concause, convincenti fino a un certo punto, erano state indicate da Andrea Pirlo nel post partita. Se gli episodi da moviola, con il mancato rosso a Borja Valero e due più che rigori non concessi ai bianconeri, sostanziano la disamina del tecnico bresciano, non possiamo accettare che la testa dei calciatori vaghi altrove. In altri lidi, in altri luoghi, magari pregustando il riposo della pausa natalizia. Non spetta forse al mister sgombrare la testa dei suoi ragazzi e mentalizzare il gruppo sulla gara da affrontare? Non è forse compito di Andrea Pirlo richiamare all’ordine, mentale e tattico, i distratti vacanzieri anticipati?