E’ tempo di bilanci in casa Juventus, al termine di una stagione in cui, nonostante il quarto posto in saccoccia, si poteva sicuramente fare qualcosa di più. Ora guardare avanti diventa d’obbligo
RECAP. L’ultima volta era accaduto nel 2010/2011, quando al timone della Vecchia Signora c’era Delneri. Esattamente 11 anni dopo si è verificato quello che in pochi si sarebbero immaginati. La Juventus termina la propria stagione senza alzare nessun trofeo, delusa e amareggiata, in quella che era stata preannunciata come l’annata della ripartenza dopo il breve intermezzo affidato ad Andrea Pirlo. Invece, il cambio di passo non c’è stato e, dati alla mano, la gestione di Allegri si è rivelata ancor più fallimentare rispetto a quella del suo predecessore: otto punti in meno, due sconfitte in più 57 gol segnati, a fronte dei 77 dello scorso anno, subendone gli stessi (38). Senza dimenticare che i bianconeri, nella stagione 20-21, avevano portato a casa Supercoppa e Coppa Italia.
Dopo gli avvicendamenti, in due anni, targati Sarri e Pirlo, la scelta di attribuire di nuovo la guida tecnica a Massimiliano Allegri era parsa motivata sia dalla volontà di ritrovare coesione e compattezza, ridando nuovo vigore al Dna juventino, che dalla certezza di affidarsi ad un tecnico il quale, nelle stagioni precedenti, aveva impreziosito la bacheca bianconera di 5 campionati, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane, a cui vanno aggiunte le due finali di Champions League 2015 e 2017.
Viste le ottime premesse, cosa è mancato dunque? Partendo dalle attenuanti, potremmo azzardare che la partenza di Cristiano Ronaldo, che ha lasciato Torino dopo la prima giornata, è stata subito un fulmine a ciel sereno che ha mostrato, fin da subito, la scarsa programmazione del club: cedere, l’ultimo giorno di mercato, uno dei giocatori fondamentali rischia di destabilizzare, e non poco, l’ambiente. Infatti, così è stato, poiché nel girone d’andata i bianconeri hanno faticato moltissimo a trovare la via del gol, complici, oltre all’assenza del portoghese, un Dybala a mezzo uso, un Kean protagonista di una stagione molto deludente e un Morata piuttosto spaesato e sul punto, come a gennaio, di partire. Un altro tassello che è mancato è l’apporto di Federico Chiesa, il cui infortunio a gennaio è stato un vero e proprio duro colpo, con la classe e l’imprevedibilità dell’ex viola che sono mancate come l’aria. Per non parlare di altre assenze, come quella McKennie (vittima di una frattura al metatarso nel mese di febbraio) e le presenze discontinue di Bonucci e Chiellini, molto spesso fermi ai box per problemi fisici.
Dopo un girone d’andata evidentemente compromesso, al termine del quale perfino il quarto posto sembrava a tratti irraggiungibile, i bianconeri hanno accennato una timida reazione sfociata pian piano in una incredibile rimonta che, complice il rallentamento di Milan, Inter e Napoli, aveva illuso i tifosi su una posizione migliore in classifica (e velatamente, un po’, anche sulla conquista dello Scudetto). Poi, però, i sogni sono andati completamente in frantumi domenica 3 Aprile quando, in quella che può essere ritenuta come una delle rare prestazioni positive della squadra, si è consumata la sconfitta contro l’Inter, laddove per un soffio la squadra di Allegri avrebbe potuto perfino superarli in caso di vittoria.
Come ha sostenuto in più occasioni il tecnico, l’obiettivo minimo, ovvero il quarto posto, è stato raggiunto, ma se si vogliono evitare altre stagioni su questa falsariga è necessario mettersi subito al lavoro e stravolgere le gerarchie. E’ vero che la Juventus proviene da anni gloriosi costellati di mille successi, ma al contempo bisogna ammettere che quello che ha colpito maggiormente, e non in positivo, è il modo di giocare di questa squadra, apparso in troppe occasioni poco fluido, troppo difensivista e arrendevole e senza un filo di conduttore, per non parlare degli innumerevoli ed evidenti cali di concentrazione.
I punti fermi da cui ripartire si chiamano Dusan Vlahovic, anche se in evidente calo nell’ultimo mese, e il rientro di Federico Chiesa. Per il resto, alcuni giocatori resteranno sicuramente, ma saranno comunque in molti a lasciare Torino, con quel vento di rifondazione e di novità da lungo tempo decantato ma che, si spera, diventi una promessa mantenuta. I vari Dybala, Chiellini e Bernardeschi sono già con le valigie in mano e adesso si attende la tavola rotonda del calciomercato per comprendere le prossime mosse, sia in entrata che in uscita. Sulla Mole aleggiano già le ombre di Pogba e Di Maria, due leader che certamente porterebbero molta tecnica e qualità al centrocampo juventino, vero flop di questa stagione. Ma non basterà solo questo: il lavoro da compiere è ben più oculato e profondo e Allegri, nei tre mesi che separano dall’inizio del prossimo campionato, dovrà essere il demiurgo della rinascita bianconera.