Potrebbe essere il titolo dell’ultima fatica letteraria di uno scrittore e, a ben vedere, di romanzo potrebbe trattarsi. La sfida tra Genoa e Juventus è di quelle d’altri tempi, immersa in un’aura di mitologia. Due club di vecchia data, oltre cent’anni di storia per una gara che vuole riacquisire i fasti del remoto passato.
TRA MITO E STORIA – Il grifone è il simbolo della città di Genova. Metà leone e metà aquila, la creatura riuniva in unico essere la fierezza e la forza del leone e l’intelligenza dell’aquila. La squadra della città ne incarna le prerogative, dovendo, perciò, reggerne il peso in campo. Un simbolo ma anche un vero e proprio modo di essere che comporta il fardello di un passato del quale il presente appare copia più che sbiadita. Perché 9 scudetti sono un’eredità importante per il club più antico d’Italia. Di certo era calcio degli albori, era lo sport di un’altra epoca storica quando gli inglesi residenti a Genova avevano dato vita ad una società sportiva che voleva essere punto d’incontro e che poi sarà la strada dalla quale il football approderà in Italia. Nel capoluogo ligure si scrissero pagine dall’importanza pioneristica per gli appassionati del pallone. Un interesse ravvivato, poi, dalle vittorie dei primi titoli nazionali, quando ancora il pallone era di gomma e il frasario giornalistico sportivo risentiva in larga parte dell’influenza inglese. Nel 1905 la giovane “Vecchia Signora” vinse proprio contro i rossoblù il suo primo campionato, spezzando un’egemonia genoana che aveva portato i liguri a raggiungere per sei volte, negli anni precedenti, la vetta della competizione nazionale. Il duello prosegue negli anni venti, cristallizzato da titoli della Gazzetta dello Sport che oggi farebbero un certo effetto, come “Clamoroso, la Juventus vince in trasferta col Genoa”, tanto da divenire preziosi cimeli museali.
GRIFONE FRAGILE – Gli attuali valori in campo non rendono onore alla storia di un club con più di un secolo di storia sulle spalle. Il Genoa che attende i Campioni d’Italia occupa il penultimo posto in classifica con il Torino a quota sei punti. Le speranze salvezza dei rossoblù stanno facendo ancora una volta i conti con una gestione confusionaria nella costruzione della rosa. Il management firmato Preziosi pare non mancare nemmeno in questa stagione di colpi di scena. Tra esternazioni su una possibile cessione e il licenziamento in tronco del nuovo direttore sportivo Faggiani, il presidente lancia un ultimatum al tecnico Maran, sul quale incombe l’ombra di una vecchia conoscenza rossoblù, quel Ballardini che potrebbe sedere nuovamente sulla panchina genoana. Dopo 10 turni di campionato il Genoa ha ottenuto una sola vittoria, nella gara di esordio contro il Crotone, vinta per 4-1. Poi tre pareggi e sei sconfitte. Un grifone fragile, a voler utilizzare la riuscita sintesi con la quale Fabrizio De Andre’, da genovese, appellò la propria squadra del cuore. Se i colori bianconeri risveglieranno negli uomini di Maran l’orgoglio di antiche vittorie sarà il campo a stabilirlo. Di certo quel grifone ha trovato nella vecchia signora l’avversario più ostico contro il quale ha perso più volte e subito il maggior numero di reti, 216. La scalata appare proibitiva.