Questa finestra di mercato estiva ha palesato tutti i limiti di un sistema calcio da rifondare
CASO MESSI – Il calciomercato ha vissuto un’estate a dir poco anomala tra squadre in crisi con zero potere d’acquisto e pochissime altre con infinite risorse da investire. Il picco del dislivello tra top club si è raggiunto nel clamoroso passaggio di Messi al Psg. Il giocatore in questione è stato additato come mercenario, mentre si intraprendeva la solita retorica nostalgica del “non esistono più bandiere, il calcio non è più quello di una volta”. In realtà Messi non ha avuto alcun margine di scelta a causa dell’abbassamento post-covid del tetto salariale del campionato spagnolo. Il giocatore aveva accettato il dimezzamento del suo stipendio, ma ciò non era sufficiente a rientrare nei limiti imposti dalla Liga. A questo punto c’è chi si ostinerà ad affermare che: “Del Piero aveva firmato il rinnovo in bianco, lui sì che era una bandiera”. Ebbene, Messi non ha potuto agire nella stessa maniera per una legge che impedisce ai giocatori del campionato spagnolo di ridursi lo stipendio oltre il 50%. Una legge anche giusta per prevenire frodi finanziarie, ma che lo ha costretto a una cessione inevitabile.
I PROBLEMI – Dal caso Messi e non solo, sono emersi tutti i limiti di un sistema che rischia conseguenze molto gravi. Il Psg, unica squadra che non ha risentito della pandemia, ha comprato tutti i migliori giocatori in scadenza offrendo ingaggi faraonici, ma anche qualche costoso calciatore non a parametro zero come Hakimi. Ciò mentre la maggioranza degli altri top club lotta per non affogare nel mare di debiti ed è costretta a cedere i suoi pezzi pregiati. Ne risente anche la competitività delle manifestazioni internazionali, che è inversamente proporzionale alle spese dello sceicco di turno.
NO SUPERLEGA – Poi un bel giorno di primavera alcuni club (Juve, Milan e Inter compresi) hanno proclamato l’indipendenza contro il monopolio della Uefa, proprio per evitare gli scenari di crisi che si stanno vivendo attualmente. Un gesto da ammirare sul piano ideale, ma con tanti deficit nella sua concretezza. La Superlega infatti è stata progettata male e presentata peggio, specialmente perché non si è tenuto conto di 150 anni di storia, ben radicata in tutti gli strati della società europea. Un dogma del calcio è il permettere alla più piccola squadra di provincia di poter sognare la Champions League, e ciò non deve mai venir meno. Si è cercato in malo modo di prendere spunto dal NBA, ma tralasciando gli aspetti fondamentali al quale si dovrebbe attingere per migliorare. L’NBA è un modello da seguire, ma non per il circuito chiuso, il quale è assolutamente inapplicabile nel calcio europeo.
MODELLO NBA – Il Basket americano ha attuato delle norme che porterebbero dei grandi vantaggi se applicate al calcio europeo: una su tutte è il Salary Cap, ossia il tetto salariale che regolamenta il giro di denaro nelle leghe professionistiche. Ovviamente dovrebbe essere imposto all’intera giurisdizione della Uefa, in modo da non alimentare le differenze tra i vari campionati e i diversi top club. Serve dunque una politica unitaria che faccia il bene del collettivo e non del singolo. Un’altra regola che andrebbe studiata con attenzione riguarda il “Free Agent“: se un giocatore è svincolato, la squadra che lo cerca può offrirgli i soldi che vuole, nei limiti del tetto salariale (un club che ha un monte ingaggi di 60 milioni col tetto a 99 non può superare i 39 milioni di offerta). Se invece un giocatore è in scadenza, la squadra d’appartenenza può sforare il Salary Cap per pareggiare le offerte di altri club. Per fare un esempio pratico, con questo sistema il Milan avrebbe potuto pareggiare l’offerta del Psg per Donnarumma e dunque il portiere non avrebbe avuto motivi economici per cambiare squadra, ma soltanto tecnici. In questo modo si otterrebbe una ridistribuzione dei valori e si andrebbe a incentivare la competitività dei tornei internazionali. In più, non ci sarebbe il ricco di turno che colleziona giocatori come fossero figurine a discapito di chi è in difficoltà.
CONCLUSIONI – Grazie a queste norme, L’NBA è uno dei sistemi sportivi più floridi dal punto di vista economico e ne risente anche lo spettacolo, dato che non sono rare le vittorie di squadre meno quotate o più provinciali. Il calcio invece vive uno dei momenti più difficili della sua storia a causa di politiche inefficienti e fair play finanziari facilmente aggirabili. L’America ci ha dato degli spunti importanti, bisogna saperli cogliere se si vuole risollevare un sistema che cade a pezzi.