Liberarsi dalle convinzioni più forzate e analizzare lucidamente le caratteristiche dell’organico è l’ancora di salvezza della stagione. La gara con lo Spezia dice questo.
OSSESSIONE IMPOSTAZIONE – Tra cerotti e virus una Juventus che non ha ancora smaltito le scorie dei tanti infortuni riesce a domare il buon Spezia dell’ottimo Italiano in una gara dall’esito tutt’altro che scontato. I liguri sorprendono, infatti, i padroni di casa per gran parte del primo tempo con il dinamismo del terzetto offensivo e un fraseggio di qualità, come più volte hanno fatto vedere in stagione. A facilitare il compito agli spezzini l’interpretazione di gara da parte della Juventus che in numerose occasioni ha fatto storcere il naso finanche ai tifosi meno esigenti. Poco convincente appare ancora una volta la scelta della creazione del gioco dal basso, più foriera di rischi che di trame corali interessanti. Non è un caso che la svolta tattica della gara, finalmente colta da mister Pirlo dopo sessanta minuti di sinfonie poco intonate, sia stato l’inserimento di Federico Bernardeschi e Alvaro Morata. L’esterno e la punta donano velocità e profondità alla manovra. Lancio lungo, pochi tocchi essenziali, linearità dell’azione. I bianconeri possono e devono lavorare in questa direzione. Il ricamo decorativo è bene lasciarlo a tempi migliori, quando una più accorta campagna acquisti potrà rinforzare la mediana bianconera.
CONOSCI TE STESSO – La partita di ieri sera ha lanciato forte e chiaro il messaggio che questa Juventus ha gli interpreti giusti per giocare di rimessa. Federico Chiesa ha nelle proprie corde lo spunto in velocità. Che si tratti di cercare il fondo dall’esterno o prendere parte attiva alla finalizzazione di un tema offensivo, il suo attacco alla profondità deve essere l’imprescindibile punto di riferimento che dà forma e sostanza all’attacco bianconero. Alvaro Morata è il secondo buon motivo a sostegno di quanto appena affermato. Quanto si è fatta sentire l’assenza del canterano, i suoi movimenti, l’occupazione dell’area di rigore al momento giusto! Quando c’è da fare il numero 9, l’attaccante spagnolo raccoglie lo spunto e diventa il valido terminale offensivo di inizio stagione. Non c’è due senza tre e anche l’altro Federico, quel Bernardeschi evanescente e spaesato delle precedenti uscite, spacca per due volte la difesa spezzina con l’incursione profonda sulla fascia e conferma la nostra teoria. L’assenza di buoni palleggiatori in mediana dovrebbe essere immediatamente evidente a chi del centrocampo è stato uno degli interpreti più illuminati nella storia del pallone. Ci riferiamo ad Andrea Pirlo e a gran voce gli chiediamo di accantonare impraticabili idee futuriste per tornare all’essenziale. Il contropiede non è vergogna. E’ l’essenza del calcio. A maggior ragione se praticato sfruttando le caratteristiche di una rosa che, a ben vedere, può esprimere un grosso potenziale sotto questo aspetto. Se poi l’infermeria cominciasse anche a restituire al tecnico pedine come Cuadrado e Bonucci, il gioco di rimessa, fulmineo e letale, risentirebbe in positivo di una accresciuta cifra tecnica.