JUVENTUS- Si chiude un 2020 tra luci ed ombre. Chiusa la stagione precedente tra uno scudetto vinto, un eliminazione cocente in Champions ed un mister incompatibile. L’avvento di Pirlo per la stagione in essere, i nuovi acquisti, la partenza tutt’altro che entusiasmante con picchi di grande gioco. Il tutto condito e viziato dalla pandemia.
NUOVA STAGIONE- Inutile fermarsi sulla scorsa annata, meglio concentrarsi sull’operato della società e di Pirlo, in questa stagione. I risultati sono evidenti. Un sesto posto non proprio adatto ed habitat della Juventus, fatto tra progetti ancora in costruzione, prestazioni esaltanti e capitomboli degni di nota. Un cammino Champions facile, con il picco del gioco e di entusiasmo visto contro il Barcellona.
Ma la costante bianconera è stata l’insicurezza. Non solo nella società, nel gioco, nel progetto e nella sua riuscita a lungo termine, nei risultati ma anche nell’animo dei tifosi.
La sensazione di aver perso la costante solidità vista per anni consecutivamente, al suo posto rimpiazzata da pochissime certezze. Tanti sono i dibattiti e considerazioni sulla formazione, giocatori, campagna acquisti e chi più ne ha più ne metta. Una caratteristica che spesso è stata sottovalutata e dimenticata è la funzionalità di un gruppo squadra agli ordini del mister.
LA NON FUNZIONALITA’- Attenzione, la rosa bianconera è di assoluta qualità. Giocatori come McKennie, Chiesa, Morata sono oro, e qualsiasi squadra europea li vorrebbe nei suoi 11. Ma forse questa rosa a disposizione di Pirlo non è funzionale al suo gioco ed alla maggior parte delle partite, per lo meno in Serie A.
I risultati ed il gioco espresso parlano da soli. Non possono essere solo un paio di partite giocate ad un livello altissimo ed al massimo dell’espressione del gioco di Pirlo a far convincere tutti. Soprattutto non possono convincere se all’inizio dell’anno nuovo la distanza dall’abitudinario primo posto sono 10 punti.
La rosa della Juventus non è, per ora, adatta al gioco di Pirlo. Un centrocampo dinamico e volenteroso, fatto di giovani, ma mancante di un regista puro in grado di mettere ordine ed orchestrare. Esterni molto offensivi, ma non in grado di mantenere costanza in un 352 camaleontico dove tutti fanno tutto. Un centroavanti boa che non c’è. Non un perno fisso che sappia in grado di far alzare la squadra, di fare sponde costantemente.
Unico reparto quasi perfetto la difesa. Tre difensori di ruolo, eccetto Danilo, con Bonucci e lo stesso De Ligt capaci di impostare la manovra.
LA SINDROME INTER- Il parallelismo è presto fatto. Antonio Conte e l’Inter ci hanno messo un po’ ad ingranare, ma ora viaggiano in vetta. Il 352 nerazzurro è passato attraverso esperimenti ed errori, vedi Kolarov, per poi sfociare in un progetto solido, con gerarchie, ruoli e moduli rodati.
IL 352– Inutile fingere che non sia così, l’aspirazione di Pirlo e del suo gioco è un modulo 352. Non è un ‘falso’ 442. Il problema più grande di un modulo del genere sono proprio gli interpreti. Anche se non funziona un solo ingranaggio, la macchina va in panne.
Il 352 ha potenzialità enormi, ma se non si ha una squadra funzionale a tale modulo, diventa un serio problema. La Juventus, figlia anche di una campagna acquisti non azzeccatissima per questo stile di gioco, al momento non ha una rosa adatta.
Potrebbe con il tempo diventare un squadra adatta al tipo di gioco proposto da Pirlo? Assolutamente sì. I giocatori di qualità ci sono, ci vuole costanza e lavoro sui singoli per mutarli nel ruolo voluto. Vero anche, che serviranno dei ritocchi sul mercato, se la strada da percorrere sarà questa.
La non funzionalità bianconera al tipo di gioco di Pirlo può essere cambiata. Il tempo, il lavoro, i giocatori stessi, e gli innesti dalla società possono tramutare un rosa non funzionale al 352 di Pirlo, in una macchina perfetta.