Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche della squadra rossoblu
BOLOGNA – La partita di domani sera allo stadio Renato Dall’Ara di Bologna rappresenta lo snodo decisivo della stagione della Juventus. Domani sera i bianconeri conosceranno il loro destino europeo: sarà Champions League o Europa League? Il futuro della vecchia signora dipenderà anche dai risultati di Napoli in Napoli – Verona e Bergamo in Atalanta – Milan, ma prima di tutto la squadra di Andrea Pirlo dovrà ottenere i 3 punti contro un Bologna che non farà la vittima sacrificale, come detto dal tecnico Sinisa Mihajlovic in conferenza (vedi qui). Concentriamoci sugli avversari della Juventus, andando ad analizzare le insidie che potrebbe portare durante il match di domani.
MODULO E APPROCCIO – Mihajlovic schiera la sua squadra in un 4-2-3-1, in cui le ali offensive si rivelano i giocatori più pericolosi dell’organico rossoblu. Orsolini, Sansone, Skov Olsen e Barrow sono dei profili interessanti dal punto di vista dell’uno contro uno viste le loro qualità nel dribbling, oltre alla grande facilità di corsa che mette spesso in apprensione le difese avversarie. Un dato di squadra che fa capire l’atteggiamento tattico dei felsinei è quello sul PPDA, ovvero il rapporto tra il numero di passaggi della squadra avversaria nella propria metà campo ed il numero di tackle, intercetti e falli della propria. Il valore (8,93%, fonte ateralbus.it) è il terzo più basso in Serie A dopo quelli di Juventus e Verona, a dimostrazione di una grande aggressività portata già nella prima impostazione di gioco degli avversari. Una squadra che non ama per nulla speculare sul risultato, ma che prova a imporre il suo volere in campo, a prescindere se l’avversario si chiami Juventus o Pergolettese (con tutto il rispetto per la squadra di Crema).
POSSESSO – Nel primo giro palla effettuato dai difensori, lo scopo è quello di pescare i giocatori laterali, coinvolgendo molto poco i due centrali di centrocampo. Importante l’azione di Palacio, ovvero la punta centrale: l’argentino gioca molto stretto con l’esterno d’attacco che è in possesso di palla per effettuare le combinazioni e far accentrare con facilità il collega di reparto. Se la palla scorre centralmente, il trequartista tende a ricevere palla in zona mediana e a giocare il ruolo di regista avanzato, telecomandando l’azione offensiva con i piedi educati di Soriano o Vignato. Una variante importante sono gli interpreti delle corsie difensive: De Silvestri o Tomiyasu a destra tendono a restare bloccati per formare una linea difensiva a 3 in caso di contropiede, mentre Dijks o Mbaye hanno licenza di spinta, cercando di andare in sovrapposizione e mettere dentro cross interessanti.
NON POSSESSO – Il dato sul PPDA descritto in precedenza fa capire quanto sia aggressiva la squadra di Mihajlovic una volta persa la sfera. Un’azione importante la svolgono Schouten, ovvero uno dei due mediani di centrocampo, e i difensori centrali. La marcatura sugli attaccanti avversari è praticamente a uomo, soprattutto contro le squadre che giocano ad una sola punta, mentre contro una compagine come la Juventus che gioca a due punte, i centrali potrebbero scegliere un atteggiamento più prudente. Schouten ha recuperato 241 palloni in questa stagione, il che lo rende uno dei migliori in Italia in questo fondamentale. La pressione inizia da Palacio, coadiuvato dagli esterni d’attacco che a loro volta vanno addosso agli esterni bassi avversari per impedire una lucida costruzione dal basso. La fase di pressing asfissiante ha un effetto negativo sulla lucidità in zona offensiva degli attaccanti, i quali vengono messi a dura prova dai ritmi alti chiesti da Mihajlovic in non possesso.