Andiamo a scoprire le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
MILANO – Sfida ad alta quota quella che si disputerà a San Siro tra Milan e Juventus, squadre che lottano per ambizioni differenti al momento, ma che potrebbero battagliare per lo stesso obiettivo nel corso della stagione (scorso anno docet). I rossoneri sembrano essere la principale antagonista dell’Inter campione in carica e attuale leader del campionato, anche se i 2 punti di distacco con una gara in più dei rivali non sono di certo un toccasana. La Juventus è attualmente quinta ad una sola lunghezza dal quarto posto dell’Atalanta (anch’essa con una gara da recuperare), ma viene da un ottimo periodo di forma che racconta di 8 risultati utili consecutivi in campionato (6 vittorie e due pareggi). Il ‘diavolo’ deve fare i conti, tanto per cambiare, con alcune defezioni che costringono Pioli ad alcune scelte obbligate, soprattutto in difesa viste le assenze certe di Tomori e Kjaer, mentre Massimiliano Allegri ha recuperato praticamente tutti ad eccezione di Bonucci e dello sfortunato Federico Chiesa che ha chiuso anzitempo la sua stagione. Ora concentriamoci sugli avversari e diamo uno sguardo d’insieme alle armi tattiche messe in campo da Stefano Pioli.
MODULO E POSSESSO – Il tecnico parmigiano resta fedele da ormai più di un anno al suo 4-2-3-1, modulo rodato e consolidato dal lavoro quotidiano e costante dei suoi interpreti. La difesa a 4 rossonera resta tale anche in fase di impostazione con l’arretramento di Tonali sulla linea dei centrali e di uno degli esterni bassi, mentre quello opposto alza il suo baricentro. L’azione dal basso inizia con il centrocampista ex Brescia che ha il supporto dell’altro mediano (probabilmente uno tra Bakayoko e Krunic) e può appoggiarsi lì, oppure con lo scarico sull’esterno verso i ‘colleghi’ di reparto. Nel frattempo, l’esterno alto occupante la fascia del terzino che si è staccato per alzarsi in avanti, va ad accentrarsi diventando un’autentica seconda punta alle spalle di Ibrahimovic o Giroud, a seconda della scelta del centravanti. In questo modo, Brahim Diaz (il trequartista), viene incontro a riempire il centrocampo ed è abile a farsi trovare tra le linee: una caratteristica che permette di saltare le prime linee di pressione avversaria. Gli esterni vengono sollecitati in modo costante per sfruttare le individualità nell’uno contro uno degli interpreti: Rafael Leao si defila molto spesso palla al piede e riesce spesso e volentieri ad andare sul fondo ed entrare in area, liberandosi degli avversari con dribbling importanti. Theo Hernandez è la vera ‘mina vagante’ degli uomini di Pioli, perché è abile a portare palla in velocità ed accentrare il suo raggio d’azione, motivo per cui lo possiamo trovare anche all’interno dell’area avversaria per concludere le azioni. La soluzione del cross all’interno dell’area di rigore è comunque ragionata ed eseguita a tagliare di fatto la difesa avversaria in modo da sfruttare non solo i centimetri della prima punta, ma anche la sua abilità nel liberarsi della marcatura.
NON POSSESSO – La prima fase di pressing rossonera è molto alta ed intensa. L’attaccante ed il trequartista si muovono sulla stessa linea, mentre i due mediani vanno a dar fastidio alle mezze ali e gli esterni alti escono sui terzini. In questo modo, tutte le linee di passaggio sono bloccate e costringono la squadra avversaria alla giocata forzata (lancio lungo o uno contro uno che sia). Se la prima linea di pressione viene saltata, la linea difensiva si compatta verso la zona centrale, in modo da coprire la zona tiro e facendo scivolare il mediano che gioca sul lato palla sull’esterno. In questo modo, i terzini possono andare in raddoppio per aiutare il centrocampista centrale e coprire bene il campo. Da lodare il grande sacrificio di un giocatore come Alexis Saelemaekers, non troppo prolifico in zona gol (una rete in campionato ed una in Coppa Italia), ma fondamentale nel loro lavoro di sacrificio ed equilibrio (84 palloni rubati in 22 incontri di campionato).