Analizziamo le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
TORINO – Smaltiti i pranzi e le cene monumentali delle feste, le squadre di Serie A tornano in campo con il gran menù dell’Epifania: 10 incontri concentrati in un giorno solo. Il dessert di questo grande ‘rinfresco’ calcistico verrà degustato a Torino, dove Juventus e Napoli si daranno battaglia all’Allianz Stadium in un match che potrebbe dire tanto sulle ambizioni europee e perché no, scudettate delle due compagini. Sfida che si preannuncia carica di tensione agonistica, una tensione che gli uomini di Massimiliano Allegri dovranno tenere a bada per poter respingere gli assalti partenopei e colpire. Concentriamoci ora sulla squadra ospite, andando ad analizzare il modo di giocare della squadra di Luciano Spalletti.
MODULO E POSSESSO – Nonostante i tantissimi stop che stanno falcidiando la squadra partenopea (Malcuit, Elmas, Lozano e Osimhen positivi al Covid-19, Koulibaly infortunato, Anguissa in Coppa D’Africa e Mario Rui squalificato), Spalletti non rinuncerà al suo consueto 4-2-3-1 che fin qui gli ha dato tante soddisfazioni. La squadra raramente butta via il pallone, privilegiando la costruzione dal basso e la qualità di passaggio degli interpreti: uno dei due mediani va a supporto dei centrali difensivi, creando un triangolo in cui il pallone viene smistato sul giocatore più libero di ricevere. In questo modo si apre lo spazio di giocata verso l’esterno contro squadre più raccolte, oppure in profondità a cercare il mobilissimo Mertens contro squadre che cercano un pressing immediato. Se il Napoli riesce a giocare rapido, le giocate vengono fuori a massimo due tocchi, con continue sovrapposizioni sull’esterno e rimorchi dei centrocampisti che occupano bene l’area di rigore avversaria. Importante il recupero di Fabian Ruiz, vero e proprio metronomo del centrocampo azzurro, il quale riesce a fornire grande qualità nei primi metri di campo dando il ritmo di gioco a tutta la squadra. La rosa partenopea è ricca di giocatori abili nell’uno contro uno e una delle tante virtù di mister Spalletti è quella di esaltare le qualità dei suoi calciatori: i duelli sugli esterni sono una costante nel gioco del Napoli e spesso l’azione offensiva passa proprio da lì.
NON POSSESSO – Le squadre del tecnico toscano si potrebbero definire double-face quando si parla di fase di non possesso. Ciò dipende dallo stile di gioco dell’avversario. Nel caso di un fraseggio ragionato da parte della squadra avversaria, i partenopei non vanno a pressare i difensori, ovvero i primi costruttori di gioco, ma sbarrano le prime linee di passaggio, in modo da indurre i centrali a cercare la giocata forzata. Spalletti chiede ai suoi centrocampisti non solo di pressare i mediani avversari, ma soprattutto di non concedere il possesso in direzione della porta. In questo modo, la squadra opposta si trova sempre spalle alla porta in fase di costruzione. Nel caso in cui ci sia la palla lunga, ecco che le squadre del tecnico toscano cercano di alzare il proprio baricentro, in modo da recuperare palla nel minor tempo possibile. Le linee di pressione sono ben definite, per questo una palla giusta tra le linee potrebbe liberare i giocatori di fantasia degli avversari, costringendo la linea difensiva spallettiana ai movimenti di marcatura immediata e preventiva: un centrale sull’uomo, l’altro in copertura sull’uscita del compagno.