Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
SUPER SFIDA – Giornata di vigilia per la Juventus di Massimiliano Allegri che domani alle ore 18:00 affronterà al ‘Diego Armando Maradona‘ il Napoli di Luciano Spalletti. Una sfida che si è già accesa non solo per la rivalità che coinvolge entrambe le squadre, ma anche per gli impegni dei nazionali sudamericani: impegni che potrebbero far saltare loro il match ai piedi del Vesuvio. A mettere ancora più di pepe alla gara, la riduzione della squalifica comminata a Victor Osimhen, attaccante partenopeo espulso nella prima di campionato con il Venezia: il centravanti nigeriano guiderà regolarmente l’attacco azzurro. Ma come giocheranno gli azzurri? Andiamolo a scoprire.
DOGMA – Il grande caposaldo del credo ‘spallettiano‘ è il modulo di gioco con cui schiera la sua squadra in campo, ovvero il 4-2-3-1. Al tecnico di Certaldo piace moltissimo sfruttare le corsie laterali: se si fa caso, le sue squadre hanno sempre degli esterni rapidi e tecnici che sappiano creare la superiorità numerica. Un’altra peculiarità tattica del suo gioco è l’immediata ricerca della profondità. Le sue squadre tendono molto spesso a non fraseggiare per nulla in orizzontale, ma sempre in verticale, in modo da tagliare in due prima il reparto mediano, poi la difesa. Per certi versi, Spalletti potrebbe essersi ispirato a Zdenek Zeman in questa caratteristica. Tuttavia, questo stile di gioco costringe gli interpreti ad una precisione millimetrica dei passaggi, pena la perdita del pallone in una zona nevralgica del campo.
POSSESSO – Come detto prima, si cerca una costruzione dal basso verticale. Le soluzioni adottate nell’inizio del possesso sono essenzialmente due. Se la squadra avversaria lascia un po’ di spazio ai centrali, c’é lo scarico sull’esterno basso, mentre in caso contrario, il centrale cerca immediatamente il mediano del centrocampo a 2. Nel primo caso, il terzino può cercare la palla lungolinea per mandare l’attaccante esterno in profondità, nel secondo è il mediano ad avere sia la soluzione esterna, che quella centrale. Il giocatore azzurro da tenere d’occhio con maggiore attenzione è sicuramente Fabian Ruiz: il fulcro del gioco azzurro passa dai suoi piedi. Lo spagnolo è abile a trovare la palla in profondità per le costanti sortite offensive di Politano, Lozano ed Insigne, ovvero gli esterni offensivi. Nonostante la manovra privilegiata sia quella riguardante le corsie esterne, il gioco delle squadre di Spalletti hanno un elemento in totale contraddizione: pochissime sovrapposizioni degli esterni di difesa. L’esterno offensivo ha il compito di creare la superiorità numerica assieme all’incontrista di centrocampo, dando sfogo alle qualità individuali per porre in apprensione le difese avversarie e mandare in porta l’attaccante. In tutto ciò, Di Lorenzo e Mario Rui tendono a restare abbastanza bloccati dietro, in modo da tenere una linea a 4 compatta anche in fase di possesso.
NON POSSESSO – Le squadre del tecnico toscano si potrebbero definire double-face quando si parla di fase di non possesso. Ciò dipende dallo stile di gioco dell’avversario. Se la compagine nemica dovesse giocare la palla da dietro, la prima pressione viene adottata sui centrocampisti, non sui difensori, ovvero i primi costruttori del gioco. Spalletti chiede ai suoi centrocampisti non solo di pressare i mediani avversari, ma soprattutto di non concedere il possesso in direzione della porta. In questo modo, la squadra opposta si trova sempre spalle alla porta in fase di costruzione. Nel caso in cui ci sia la palla lunga, ecco che le squadre del tecnico toscano cercano di alzare il proprio baricentro, in modo da recuperare palla nel minor tempo possibile. Le linee di pressione sono ben definite, per questo una palla giusta tra le linee potrebbe liberare i giocatori di fantasia degli avversari, costringendo la linea difensiva spallettiana ai movimenti di marcatura immediata e preventiva: un centrale sull’uomo, l’altro in copertura sull’uscita del compagno.