Andiamo a scoprire le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
DERBY DELLA MOLE – La sfida di domani sera all’Allianz Stadium non è mai banale a Torino, perché la Juventus se la vedrà con i rivali nel Toro nella stracittadina numero 199 della storia. Sfida dai cuori forti nel capoluogo piemontese tra la tradizione vincente, quasi ‘aristocratica’ della ‘vecchia signora’ e lo spirito del ‘vecchio cuore granata’ professato dalla curva Maratona e dai tifosi del Toro. Gli uomini di Allegri sono reduci dal pareggio molto sofferto in casa dell’Atalanta, ma prezioso per come si era posta la partita, mentre quelli di Juric devono riscattare un ko casalingo del tutto inaspettato contro il neopromosso Venezia. Analizziamo le armi tattiche a disposizione del tecnico croato, cercando di capire l’interpretazione che i granata potrebbero dare al match.
MODULO E POSSESSO – Ivan Juric resta fedele al percorso fruttuoso di Verona e mantiene modulo che gli ha fatto togliere più di qualche soddisfazione in terra veneta. 3-4-2-1 è il dogma tattico di questa squadra, uno spartito congeniale a questa squadra che nelle ultime precedenti gestioni (Mazzarri, Nicola e Giampaolo) ha sempre giocato con una difesa a 3 e due quinti a tutta fascia. La prima fase di possesso spetta al portiere Vanja Milinkovic-Savic: il portiere serbo è molto abile con il pallone tra i piedi e spesso compie dei lanci precisi per gli attaccanti. In fase di impostazione, Bremer resta vicino al suo portiere, in modo da fornirgli una soluzione rapida e comoda, mentre i due braccetti di difesa giocano molto larghi, quasi coi piedi sulla riga del fallo laterale. Questo movimento permette ai quinti di avanzare il proprio raggio d’azione, giocando sulla linea dei due trequartisti. Singo è una certezza per atletismo, facilità di corsa e forza fisica, mentre Vojvoda è avanzato nelle gerarchie della fascia sinistra ai danni di Ansaldi (spesso frenato dai problemi fisici) ed Ola Aina (impegnato fino a qualche settimana fa in Coppa D’Africa). I braccetti di difesa hanno il costante supporto dei due mediani, i quali scalano verso il lato palla per offrire un’opzione di possesso. Quando uno dei due centrocampisti riceve palla, i due trequartisti si staccano dalla marcatura avversaria e vengono a ricevere per poi scaricare subito all’indietro e creare lo spazio per il pallone filtrante in zona Sanabria, oppure il lancio per favorire la galoppata degli esterni. La titolarità del paraguayano è insidiata dal ritorno di capitan Belotti, il quale cambierebbe l’approccio offensivo della prima punta di Juric: essendo più fisico e dirompente del collega, è il ‘Gallo’ a fare i movimenti da trequartista per mandare in porta giocatori tecnici come Brekalo e Pjaca. Particolare attenzione va prestata sui cross dei quinti e l’inserimento dell’esterno opposto: Singo ha realizzato 3 gol arrivando ad attaccare il secondo palo per chiudere l’azione e in due volte su tre l’assist è stato realizzato da Vojvoda.
NON POSSESSO – Il baricentro di tutte le squadre di Juric è sempre molto alto. Essendo un discepolo di Gian Piero Gasperini, gli organici comandati dal ‘sergente’ croato sono sempre predisposti all’aggressione in avanti ed al pressing uomo su uomo a tutto campo. Uno dei trequartisti prende in carico il regista avversario, cercando di tenerlo sotto scacco per l’intera durata del match e bloccando ogni rifornimento in suo favore. I quinti vanno a pressare gli esterni bassi avversari, costringendo i braccetti di difesa ad accorciare la distanza e quindi giocare sulla linea di centrocampo. Se l’avversario sceglie di lanciare lungo, ecco che l’abilità sui palloni alti di Bremer viene fuori: è terzo nella classifica di Serie A per duelli aerei vinti, solo Thorsby della Sampdoria e Djuric della Salernitana hanno fatto meglio di lui. Juric ordina ai suoi di restare corti in tutti i reparti, in modo da difendere da squadra, in modo compatto e uniforme, per poi contrattaccare con altrettanta unità di intenti.