Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
ULTIMA ALLO STADIUM – Dopo aver smaltito la profonda delusione post-Coppa Italia di mercoledì, i ragazzi di Massimiliano Allegri si apprestano a terminare la stagione al meglio, ospitando la Lazio dell’ex Maurizio Sarri nell’ultimo appuntamento casalingo. Lasciando perdere per un attimo i tatticismi e gli schemi, si preannuncia un match ‘da passerella finale’ per Giorgio Chiellini e Paulo Dybala: ultima partita all’Allianz Stadium con la maglia bianconera. Due monumenti della ‘vecchia signora’ ai saluti, in nome del nuovo che avanza e del tempo che, inesorabilmente, passa per tutti. Di fronte alla Juve, ci sarà una squadra decisa a conservare il suo quinto posto in classifica e garantirsi un posto in Europa League e che può vantare il secondo attacco del campionato con 72 gol all’attivo. Cerchiamo di analizzare i principali dettami tattici di Sarri, sia in fase di possesso che di non possesso.
MODULO E POSSESSO – Il tecnico ex Napoli e Juventus tra le altre non si smuove dal suo fedele 4-3-3, modulo con cui ha fatto le sue fortune in Italia ed in Inghilterra. Nella filosofia dell’allenatore toscano, denominata ‘Sarrismo’ dagli addetti ai lavori, la costruzione del gioco parte dal basso, con i difensori centrali supportati dallo scalo del regista (Lucas Leiva o Cataldi), formando una linea di possesso a 3, mentre gli esterni bassi provano ad alzare la propria posizione. Ciò che sorprende della fase di possesso ‘Sarriana’ è il continuo intercambiare di posizioni tra i centrocampisti, con Luis Alberto che viene incontro a ricevere palla ed impostare e Milinkovic Savic che entra in area per sfruttare la sua prestanza fisica e la sua tecnica individuale. Quando lo sbocco centrale in profondità è ben coperto, il pallone transita sull’esterno dove Felipe Anderson da una parte e Zaccagni dall’altra tentano l’uno contro uno viste le loro qualità nel dribbling per arrivare sul fondo e mettere palloni al centro. La Lazio dispone del capocannoniere del campionato, ovvero Ciro Immobile: il perfetto identikit dell’attaccante moderno, ovvero mobile e utile in fase di manovra, ma comunque letale nell’attacco della profondità. Se nel primo possesso, la squadra avversaria ha un pressing efficace, la soluzione del lancio lungo alla ricerca dei centimetri di Milinkovic è la soluzione più utilizzata.
NON POSSESSO – Quando il possesso è di proprietà degli avversari, la Lazio si dispone con un 4-1-4-1 attuato per la consueta marcatura a zona ordinata dal tecnico toscano. I tre attaccanti provano a bloccare la costruzione dal basso avversaria, con i centrocampisti che avanzano il proprio baricentro per accorciare i due reparti. Tuttavia, se le due linee di pressing vengono saltate, la Lazio si ritrova spesso e volentieri a correre all’indietro, sfilacciata tra difesa e centrocampo ed è qui che l’azione di Lucas Leiva diventa fondamentale: deve essere bravo a trovarsi al posto giusto per bloccare le transizioni positive avversarie, ma anche a raddoppiare per fornire supporto ad un compagno puntato nell’uno contro uno. Il dato sui gol subiti (53) denota una fragilità difensiva per certi versi preoccupante e l’atteggiamento fin troppo propositivo della squadra scopre inevitabilmente la squadra in situazioni di contropiede avversario.