Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
STATISTICHE – Archiviata la sosta dedicata alle qualificazioni a Qatar 2022 delle nazionali, è tempo di rituffarsi sul campionato di Serie A. Il menù di questa settimana prevede un dessert coi fiocchi, ovvero l’incontro tra Juventus e Roma dell’Allianz Stadium di Torino. Due squadre che arrivano abbastanza galvanizzate al big match di domenica sera: la Juventus ha ottenuto 6 risultati utili consecutivi tra campionato e Champions League dalla trasferta di Malmö al derby contro il Toro, mentre la Roma ha ottenuto solo due sconfitte stagionali (con Verona e Lazio), vincendole tutte. 4 punti di vantaggio in classifica per la compagine allenata da José Mourinho, non proprio un beniamino del tifo bianconero. Andiamo a scoprire le frecce tattiche a disposizione dell’arco dello ‘Special One‘.
MODULO E POSSESSO – Il ‘Mago di Setubal‘ è stato ufficializzato come nuovo allenatore della Roma già nella stagione scorsa, periodo in cui era Paulo Fonseca ad essere seduto sulla panchina giallorossa. L’arrivo del portoghese è stato celebrato non solo come una sorta di rivoluzione tattica (da un propositore come Fonseca ad un pragmatico come Mou), ma soprattutto di mentalità e di esperienza vincente in ambito nazionale e continentale. Il modulo con cui preferisce schierare i suoi fedeli scudieri è il 4-2-3-1, stesso modulo che fece le fortune dell’Inter del ‘Triplete‘. Spesso e volentieri, si è attribuita a Mourinho la filosofia del gioco attendista e di rimessa: tanta solidità difensiva al servizio della squadra e ripartenze veloci sfruttando la rapidità dei propri esterni. Ma quando la Roma ha il pallone, come gioca? I due centrali difensivi si limitano a giocare il pallone senza cercare una forzatura per trovare un passaggio chiave, dunque gli esterni di difesa vengono coinvolti in prima battuta per il vero e proprio sviluppo del gioco. Dei due mediani è Veretout quello che va a prendersi più responsabilità in fase di costruzione, anche se è Cristante colui che va ad abbassarsi sulla linea dei centrali per iniziare l’azione. Gli esterni difensivi e quelli offensivi giocano spesso vicini tra loro e, con l’aiuto di uno dei due mediani, cercano la combinazione per mettere il cross verso il centro, oppure per un pallone in profondità. Importante l’azione di Lorenzo Pellegrini, ovvero il trequartista della squadra e attuale capocannoniere giallorosso con 7 gol tra campionato, preliminari e Conference League. É lui che va ad entrare in area grazie alla sua capacità di inserimento, smarcato spesso dai movimenti a svariare di Tammy Abraham, la punta centrale. Punta atipica nonostante la sua stazza fisica: 190 centimetri, ma grande agilità nel dribbling e tanto lavoro al servizio della squadra. Tende a giocare spesso lontano dall’area in modo da legare il gioco tra mediana e attacco, spesso abbassando di circa 25-30 metri il suo raggio d’azione.
NON POSSESSO – La compattezza tra i reparti della squadra di Mourinho è uno dei punti di forza di questa squadra (cosa venuta meno proprio nel derby della capitale). La prima pressione sul portatore di palla è pressoché nulla, infatti lo ‘Special One’ ha spesso parlato di ‘rispettare l’avversario’ quando il pallone ce lo hanno gli altri. Il vero pressing asfissiante inizia sull’esterno: quando l’esterno basso avversario riceve palla all’altezza della linea di centrocampo, l’esterno offensivo va a schermarlo, mentre la punta va ad aggredire colui che si propone in appoggio centrale. Tuttavia, se il pressing non va a buon fine, ecco che i giallorossi si schierano con un 5-4-1 con Cristante sulla linea dei difensori, Pellegrini al fianco di Veretout e i due esterni pronti a ripartire in caso di improvvisa transizione positiva. L’obiettivo della ‘Magica’ è quello di isolare quanto più possibile i terminali offensivi avversari, in modo da non concedere alcuna giocata in area di rigore alla punta (vedasi Vlahovic alla prima di campionato, lasciato solo nella morsa di Ibanez e Mancini). Ciò che sorprende dell’organico giallorosso è la capacità di portare tanti uomini in area di rigore avversaria nel contropiede: oltre al trequartista e alla punta, anche Veretout ha un certo feeling con gli inserimenti senza palla. Quando l’azione si sviluppa sull’esterno, l’opposto riempie l’area di rigore assieme ai 3 sopracitati, costringendo la difesa avversaria a dover ripiegare con tanti uomini.