Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
MILANO – Lo Stadio San Siro di Milano sarà il teatro del derby d’Italia numero 242 della storia tra Inter e Juventus, ma soprattutto del match valevole per la Supercoppa Italiana tra la vincitrice del campionato scorso e quella dell’ultima Coppa Italia. La squadra di Simone Inzaghi sta dimostrando di essere l’avversario da battere, frutto di un cammino che dice soltanto una sconfitta e 4 pareggi in campionato in 20 partite, mentre quella di Massimiliano Allegri continua a dimostrarsi discontinua e sarà priva di elementi importanti come Alex Sandro, De Ligt, Cuadrado e Chiesa. Serve tirare fuori lo spirito Juve per provare ad impensierire la corazzata meneghina il cui atteggiamento tattico verrà analizzato di seguito.
MODULO E POSSESSO – Simone Inzaghi non rinuncia praticamente mai al modulo che gli ha dato tante soddisfazioni sulla panchina della Lazio, ovvero il 3-5-2, assetto che gli permette di coprire bene il campo sia in ampiezza che centralmente. L’azione di possesso inizia dai piedi educati dei centrali difensivi (Bastoni e De Vrij più di Skriniar), i quali hanno sempre il supporto di uno stakanovista del centrocampo come Marcelo Brozovic, secondo giocatore per media di km percorsi (dietro soltanto al Sampdoriano Thorsby). Il croato si fa spesso trovare sulla linea dei 3 di difesa per permettere ai due braccetti di occupare le zone laterali e fornire supporto ai quinti. Brozovic è bravissimo a giocare in modo rapido il pallone, che sia un passaggio per uno degli interni di centrocampo o uno scarico sull’esterno e così facendo la manovra può svilupparsi con meno grattacapi per i compagni. Nel gioco di Inzaghi, uno dei due attaccanti viene incontro a lavorare il pallone, mentre l’altro si tiene alto e gioca con la linea difensiva avversaria: nella fattispecie è Edin Dzeko il collante tra mediana e attacco, mentre Lautaro Martinez è colui che deve tenere in apprensione la fase difensiva avversaria. Quando si crea densità verso uno dei due lati di campo, ecco che la soluzione del cambio gioco per l’esterno opposto viene incontro alla squadra nerazzurra, sfruttando le abilità dei suoi quinti nel farsi trovare pronti ad alzare la falcata e puntare l’uomo. Se l’esterno riesce ad arrivare in zona cross, i giocatori dell’Inter che attaccano l’area di rigore sono almeno 4: le due punte, il quinto opposto e uno dei due interni a rimorchio (principalmente Çalhanoglu, giocatore più offensivo rispetto a Barella).
NON POSSESSO – L’Inter non è una squadra che ama concedere il pallone all’avversario e quando lo perde applica una pressione asfissiante per poter subito riconquistare la sfera. Il pressing viene avviato già dai due attaccanti che vanno a dare fastidio ai primi costruttori di gioco, mentre i quinti si alzano sui terzini avversari per non permettere loro la giocata tranquilla. Se l’avversario è costretto alla forzatura, anche i difensori centrali vanno ad aggredire la linea di centrocampo, tenendo un baricentro molto alto in modo da stanare la squadra avversaria nella sua metà campo. Brozovic è l’uomo ovunque dei nerazzurri, perché resta sempre molto vicino alla zona palla e non è un caso che la sua posizione all’interno della partita può variare dal ‘libero’, come si diceva una volta, al trequartista offensivo. Quando gli esterni si alzano in pressione sul portatore in zona laterale, i braccetti difensivi hanno il compito di venire a supporto, mentre l’interno di competenza scivola sull’esterno creando superiorità numerica in zona palla. Per questo uscire dalla pressione dell’Inter risulta un’impresa ardua per chiunque.