Andiamo ad analizzare il prossimo avversario dei bianconeri, ovvero il Sassuolo
SASSUOLO – La Juventus di Andrea Pirlo arriva a Reggio Emilia con pochissime certezze e tantissime ombre sul futuro europeo, visto il cammino fortemente compromesso dalla netta sconfitta patita in casa contro il Milan. La Champions League è distante solo un punto, posto occupato dal Napoli che ha un calendario tutto sommato abbordabile, a differenza della banda Pirlo che affronterà uno degli avversari più difficili da affrontare in questo momento, ossia il Sassuolo di Roberto De Zerbi, in piena lotta per un posto in Conference League. I neroverdi non perdono una gara di campionato dal 7 aprile nella trasferta di San Siro contro l’Inter capolista: da quel giorno un pareggio ottenuto con l’Atalanta e 5 vittorie ottenute contro Benevento, Fiorentina, Milan, Sampdoria e Genoa. Il giocatore più prolifico di questa stagione è Domenico Berardi, capitano e leader tecnico della squadra grazie alle sue 16 segnature. Andiamo a scoprire nel dettaglio le peculiarità tattiche della squadra emiliana, per comprendere le insidie che aspettano i bianconeri.
POCO ITALIANO – Si potrebbe definire il Sassuolo come un organico ‘poco italiano’, non tanto sotto l’aspetto della nazionalità dei giocatori, quanto il modo di giocare adottato da De Zerbi. Il tecnico di Brescia schiera i suoi 11 in un 4-2-3-1 molto offensivo, con Berardi e Boga, ovvero le due ali, grandi protagonisti delle azioni offensive neroverdi. Tuttavia, una delle grandi armi che sono nelle corde dei giocatori emiliani è la capacità di mantenere il pallone per grandi tratti della partita, infatti è la terza squadra in Serie A per percentuale di possesso palla (59%). La circolazione di palla avviene sempre palla a terra, con Ferrari e Locatelli che interpretano i ruoli di registi difensivi della squadra. Al fianco del centrocampista ex Milan agisce un mediano di rottura (Obiang o Maxime Lopez) che possa proteggere a tutto campo l’azione di regia. Djuricic o Traoré, i quali svolgono il ruolo di trequartisti, sono il collante tra la zona difensiva e quella offensiva: la loro specialità è quella di trovare spazio tra le linee, spesso alle spalle dei mediani avversari e di puntare decisi verso la porta per concludere l’azione, oppure appoggiarsi agli esterni. Anche la punta (che sia Caputo o Raspadori) svolge funzioni analoghe, in un reparto offensivo che tende a stringersi verso il centro in fase di possesso palla massiccio, ma che si allarga sfruttando gli spazi e le qualità dei singoli in azioni di contropiede. Quando gli esterni offensivi si accentrano, gli esterni bassi di difesa possono spingersi a cercare la sovrapposizione, in modo da creare densità sugli esterni, costringere al raddoppio di marcatura gli avversari e liberare lo spazio centralmente.
DIFESA NAÏF – La linea difensiva di De Zerbi è sempre molto alta. In fase di possesso, i due centrali difensivi si trovano costantemente oltre la linea di metà campo per cercare di stanare l’avversario. Un’azione importante la svolgono i due mediani di centrocampo, che hanno il compito di protezione della linea difensiva, avendo nelle corde una buona propensione all’anticipo e all’intercetto dell’azione. Gli esterni bassi salgono solo in proiezione offensiva, ma nel giro palla orizzontale restano bassi in modo da supportare i due difensori centrali in caso di errore in impostazione ed improvvisa transizione offensiva avversaria. Il baricentro molto alto della squadra neroverde mette spesso in difficoltà i centrali in azioni di contropiede e la poca propensione difensiva degli esterni offensivi rende difficile il blocco degli inserimenti offensivi degli avversari. 52 gol subiti in 35 partite sono un dato indicativo di questa poca propensione al sacrificio difensivo. L’analisi è stata condotta da ‘Assoanalisti.it’