Talvolta i momenti felici evolvono in momenti amari. Talvolta le serate che avrebbero dovuto regalare ore di gioia intensa, recano in seno tragedie tanto dolorose quanto inaspettate. Gli eventi della serata del 29 maggio sono proprio quei fatti che rivivere fa sempre male. Ogni volta, come da 36 anni.
RICORDO – Come ogni anno, quando l’incedere del calendario ci conduce alla data del 29 maggio, un brivido corre lungo la schiena di chi vive il calcio a tinte bianconere. E’ oggi il giorno del ricordo, come spiegano i social della Juventus. Silenzio, dolore e la speranza di non dover più assistere agli attimi di terrore vissuti 36 anni fa. Sono queste le emozioni che balenano nella mente nella giornata di oggi. Quel 29 maggio 1985 è accaduto l’imponderabile: una serata di festa si è tramutata in una delle pagine più nere della storia del pallone. E queste parole non sono state utilizzate a caso. E’ stato un evento tragico che supera i confini di ogni rivalità sportiva per suscitare una riflessione comune a tanti addetti ai lavori, e appassionati del calcio. Oggi è la giornata della commemorazione. Oggi non esiste questa o quella squadra. Oggi esiste soltanto la targa, fisica in pietra o virtuale in spirito di chi si porta con se il ricordo delle vittime innocenti di quella serata. “Quella del 29 maggio 1985 è una tragedia che continua a fare male anche a distanza di trentasei anni: oggi, come allora, e come ogni volta che pronunciamo la parola “Heysel”, il nostro pensiero va a tutte le vittime di quella serata senza un senso, e alle loro famiglie”, questo il commovente messaggio dal sito bianconero.
PER NON DIMENTICARE – La finale di Coppa Campioni tra la Juventus e il Liverpool è passata alla storia per la furia degli hooligans inglesi e per tutto ciò che ne è conseguito in termini di sanzioni. Oggi il Liverpool si unisce all’omaggio per le trentanove vittime con un post significativo dai propri canali social. In memoria dell’evento funesto anche il Torino ha voluto partecipare all’omaggio alle vittime condividendo la foto della targa commemorativa con il messaggio “Respect. Vi siamo vicini nel ricordo e nella preghiera. #Heysel”. Sono messaggi importanti, iniziative lodevoli del calcio che ci piace vivere. Del modo migliore di intendere questo sport meraviglioso. Anche noi di Mondobianconero desideriamo unirci al ricordo sentito e vivo dei 39 angeli che persero la vita in quella notte di fine maggio. E vogliamo farlo con una breve – ma crediamo, condivisibile – riflessione. Ricordare la tragedia dell’Heysel non è il triste epilogo di un episodio vetusto da archivio polveroso e sorpassato. Perché l’Heysel lo riviviamo tutti i giorni. Ha soltanto un nome diverso. Nelle ultime settimane ha preso il nome di Mottarone. L’incidente sulla funivia che ha provocato 14 morti e il ferimento di un bambino non può non indignare per un reiterato comportamento errato dell’uomo. Come se la storia si ripetesse con una sconcertante puntualità. Ieri la violenta invasione di settore in uno stadio provocava un crollo delle strutture dell’impianto. L’attacco dei tifosi causò l’irreparabile. Oggi l’imperizia più totale e la più scellerata logica del risparmio hanno determinato un’altra immane tragedia. Ancora una volta un comportamento delittuoso dell’uomo ha fatto la differenza. E’, infatti, notizia di poche ore fa quello che filtra dagli interrogatori del Gip. Il caposervizio ha affermato di aver deciso lui di piazzare e mantenere i forchettoni sulle ganasce che hanno disattivato il sistema frenante d’emergenza, che non è scattato quando il cavo traente si è spezzato. E lo ha fatto, come “abitualmente” nell’ultimo mese, per evitare blocchi della funivia dovuti alle anomalie dei freni. Vale allora la pena fermarsi, pensare a ciò che è stato. Pensare a dove le nostre azioni possono spingerci. A quali conseguenze infauste le nostre scelte possono trainare le redini del destino. Fermiamoci, oggi per riprendere fiato e voltare pagina. E domani ritagliamoci qualche minuto per tornare sulla riflessione odierna: sarà un’utile promemoria per ricordare, in primis a noi stessi, quanto possa essere sottile il confine tra la vita e la morte e quanto debbano essere stringenti e rigide le regole per rinforzarlo. In memoriam 29. 05. 1985.