L’approccio di Dusan Vlahovic con il mondo Juve è stato formidabile, ben oltre le più rosee aspettative. Personalità, carisma e cattiveria da vendere: tre doti smarrite dai bianconeri che stanno tornando a galla ora. Fin dove arriverà la Juventus viaggiando sulle ali del suo nuovo numero 7?
DECISIVO – Il primo mese di Vlahovic con la Juventus può essere riassunto proprio con questo aggettivo. Da quando veste bianconero, il serbo ha già messo a referto 4 gol (5 se si conta l’autogol propiziato col Sassuolo) in sole 6 partite, ma soprattutto ha dimostrato di possedere peculiarità da campione vero, quali personalità, mentalità e maturità. DV7 ci ha messo pochissimo, forse nulla, a farsi amare dai propri compagni e a costituire un tutt’uno col resto dello spogliatoio. Lo si è notato nel suo esordio con il Verona, dove timbrò il cartellino dopo soli 12 minuti venendo sommerso dall’abbraccio di tutti quanti. Ai campioni, o forse è meglio dire ai predestinati, solitamente basta poco per lasciare il segno, non serve troppo tempo per ambientarsi. Eppure qualcun altro aveva necessitato di qualche partita di “riscaldamento” con la Juve, sebbene non conoscesse ancora il nostro campionato: parliamo ovviamente di CR7, che si sbloccò solo al quarto match in bianconero e che nei suoi primi 30 giorni torinesi andò in gol solo due volte, peraltro nella stessa partita, dopo aver faticato agli albori della sua avventura juventina.
Questo per dire che l’impatto di Vlahovic è stato più risonante di quello di un certo Cristiano Ronaldo, poi comunque autore di 81 centri in 3 stagioni a tinte bianconere, numeri non certo replicabili facilmente. Come ha detto anche Allegri, lungi da tutti paragonare le carriere dei due, anche perchè avrebbe poco senso vista la differenza anagrafica che intercorre. Inoltre il portoghese è atterrato a Torino dopo una carriera straordinaria, il serbo ha sposato la Signora agli inizi di quello che potrebbe diventare un eccezionale viaggio, ragion per cui il suo impatto fa ancor più impressione: farsi scivolare addosso le eccessive aspettative e pressioni è la prerogativa dei grandissimi, categoria a cui Dusan sembra poter appartenere.
Con lui in campo la Juve sembra essere più affamata, grintosa e sicura di sè, soprattutto perchè è consapevole di potersi poggiare su un eccellente punto di riferimento. I balbettii nel gioco e in zona gol non sono certamente superati, ma di sicuro si sono affievoliti con la presenza del serbo, capace di convertire in oro le poche palle gol a disposizione. La prestazione di Empoli è esplicativa in tal senso: senza Vlahovic la Juventus difficilmente avrebbe portato a casa i 3 punti, avendo sofferto per larghi tratti l’intensità e l’alto ritmo dei toscani, ma l’implacabilità sotto porta di DV7 ha levato le castagne dal fuoco, permettendo ai bianconeri di vincere e di accorciare sul trenino Scudetto, che resta comunque difficilmente agganciabile, per non dire irraggiungibile. Di sicuro una Juventus con Vlahovic incute assai più timore di una senza Vlahovic, ma in un campionato conta la costanza di risultati ed è lì che ha peccato Madama, specie nelle prime 4 sciagurate giornate, che oggi fanno tutta la differenza del mondo. Comunque la verve del serbo permette di guardare al futuro con moderata fiducia, a partire dalla bollente sfida di mercoledì sera al Franchi, dove lo stesso Vlahovic è atteso al varco, per quella che si preannuncia essere la serata più complicata della sua giovane carriera.