LE DICHIARAZIONI – Intervistato ai microfoni di “Tuttosport”, Pietro Garibaldi, economista, parla del suo grande amico Gianluca Ferrero, prossimo presidente della Juventus. Queste le sue parole:
“Se abbiamo mai visto una partita della Juve? Sì, sullo stesso aereo che ci portò a Berlino nel 2015 per vedere la finale contro il Barcellona in cui perdemmo. Gianluca è un supersabaudo, quindi molto rigoroso, riservatissimo, austero, ma con una ironia sottile subalpina. Rappresenta la quintessenza della torinesità”
Sulle reazione dopo aver saputo della nomina:
“Ovviamente sono rimasto molto contento per lui e anche per la scelta presa dalla Juventus. Lo avevo sentito il giorno prima ma non mi aveva detto nulla, appunto da vero sabaudo. Ora gli ho girato subito le mie congratulazioni “ti attende un lavoro difficile ma sarai all’altezza” e lui ha replicato che era molto contento e anche emozionato. Non è un uomo di campo ma la sua professionalità di primissimo livello gli permetterà di gestire con padronanza la complessità della situazione”
Sulle dimissioni:
“C’è un principio nei consigli di amministrazione che in latino recita “simul stabunt vel simul cadent”, ovvero insieme si viene eletti e insieme si decade. Trovo comprensibile dunque questa scelta corale. Credo che la scelta sia stata dettata dalla volontà di preservare innanzitutto il bene del club. Da tifoso dico che ora il campionato è sospeso, quando ci sarà l’assemblea dei soci che nominerà il nuovo cda, la stagione sarà ripartita da poco per cui non credo che ci saranno ripercussioni sulla squadra che nell’ultima parte di campionato si è ripresa, peccato per lo stop, la Juventus aveva trovato la quadra con il “corto muso” e abbiamo la miglior difesa. Credo che anche la miglior difesa ci aiuterà ad affrontare i problemi di bilancio che abbiamo. Gli Agnelli vanno per i 100 anni di proprietà del club, si supererà anche questo ostacolo”
Cosa porterà Ferrero?
“Sicuramente porterà pacatezza e per ogni decisione che prenderà ci rifletterà un giorno in più. Parliamo di una persona cauta e molto attenta, che ha ereditato il rigore assoluto del papà, uno dei commercialisti storici della città, mancato purtroppo questa estate. Non sarà un presidente ovviamente che si occuperà degli aspetti sportivi. Sotto questo punto di vista immagino che col passare del tempo, verrà individuato un consigliere delegato”
Come vi siete conosciuti?
“Allo Sporting, da ragazzi, lui ha qualche anno più di me, ma ci incrociavamo quando si andava a giocare a tennis. L’amicizia si è irrobustita nel 2007, quando siamo stati indicati dalla città di Torino per la Compagnia San Paolo come rappresentanti nel consiglio d’amministrazione della nuova banca Intesa-San Paolo. Eravamo i più giovani in assoluto e faceva un certo effetto trovarci in mezzo a un ambiente ovattato dove l’età media era nettamente più alta della nostra, io non avevo ancora 40 anni. E’ stato naturale cercare di sentirci compagni di banco. Io sono rimasto dieci anni, lui circa sei e nelle numerose trasferte Torino-Milano ci confrontavamo sulla nostra fede bianconera e poi, essendo lui un grande commercialista esperto di bilanci, gli chiedevo le specificità di quelli relativi ai club calcistici. Ai tempi, è stato anche per un breve periodo nel collegio sindacale della Juventus. Mi raccontava che si trattava di una materia molto diversa da quella delle aziende tradizionali: materia complicata e molto particolare”