Dentro la crisi della Juventus, testimoniata dalle parole di Allegri mentre lasciava il terreno di gioco dopo la sfida contro il Milan.
REBUS – Le questioni da risolvere, per Massimiliano Allegri, sono tante. Grattacapi che si ripetono e fanno discutere, il cui eco è amplificato dal momento difficile dei bianconeri. La prima questione riguarda i giovani: domenica, in panchina c’erano De Ligt, Chiesa e Kulusevski, tre calciatori su cui la società ha puntato moltissimo ma con i quali il tecnico livornese, come al suo solito, sta usando il bastone e la carota. Con l’ex viola, sembra che il rapporto stenti a decollare, mentre all’olandese, nei big match, continuano a essere preferiti Bonucci e Chiellini. Un altro problema riguarda la tenuta atletica insufficiente, considerati gli evidenti cali fisici nei secondi tempi delle partite fin qui disputate, che tra l’altro sono già costati due punti a Udine, tre a Napoli e 2 all’Allianz contro il Milan. Una delle principali qualità di Allegri è sempre stata quella di saper leggere le partite, il mea culpa di domenica sui cambi può essere considerato un campanello d’allarme, anche se probabilmente si tratta solo di allenamento e abitudine nel decodificare la gara. In ultima battuta, l’aspetto tattico: la Juventus di questo inizio di stagione è una squadra molto bassa, un atteggiamento che spesso la porta a chiudersi senza riuscire a ripartire. Potremmo essere davanti a una scelta temporanea, nel tentativo prima di cementare la difesa, ma non è detto. Inoltre, ci sono ancora molte questioni irrisolte sul ruolo di giocatori come Ramsey o McKennie. Insomma, la strada è lunga e tortuosa. Allegri, se non vuole avere mal di testa, deve continuare a guardare avanti.