L’ex difensore: “Boniperti aveva fiuto nella scelta degli uominie alle spalle aveva l’Avvocato..”
IL RICORDO – Antonio Cabrini, grande bandiera della Juventus, ricorda Giampiero Boniperti, altro volto storico della Vecchia Signora. Venuto a mancare nella giornata di ieri. Ecco le parole di Cabrini, riportate dalla Gazzetta dello Sport:
Il presidente Boniperti non c’è più. Qual è il primo pensiero che viene in mente?
“Che siamo stati entrambi nipoti di nonni contadini, lui in Piemonte, io in Lombardia. Abbiamo sempre avuto qualcosa in comune”
Quando è stata l’ultima volta che vi siete parlati?
“Un annetto fa, più o meno. L’ho cercato anche recentemente, quando è uscito il mio libro sui campioni della Juventus, in cui ovviamente un capitolo è dedicato a lui. Non sono riuscito a trovarlo”
Andiamo indietro, più indietro possibile. Il Cabrini bambino conosceva bene Boniperti?
“No, lui entra nella mia vita negli anni in C alla Cremonese, tra il 1973 e il 1975. Boniperti mandava Vycpálek a vedermi e io lo sapevo. Un giorno mi hanno detto che la Juve mi aveva preso per 800 milioni e mi avrebbe girato all’Atalanta. Ai tempi andava così”
Nel 1976 l’arrivo alla Juve, con la famosa scena dei contratti, raccontata tante volte. Riassumiamo?
“Boniperti a inizio stagione faceva 18 contratti in 7-8 ore, perché gli accordi erano annuali. Convocava tutti nel suo ufficio e tu… firmavi”
Eravate in soggezione nei confronti di Boniperti o della Juve?
“Da giovane eri in soggezione, certo, avevi davanti il presidente Boniperti. Da grande no, direi di no, ma io in quel primo anno firmai in bianco. Lui mi disse “a fine stagione sarai più contento” e aveva ragione. Guadagnai più di quanto sperassi”
A un certo punto però, magari dopo qualche anno, il tempo di chiedere l’aumento arrivava…
“Magari sì, ma non abbiamo mai avuto problemi. Quel primo giorno io mi sono fidato di lui, poi lui si è fidato di me. Ha sempre mantenuto tutte le promesse, come in un patto reciproco: io avrei dato tutto per la Juve e la Juve avrebbe restituito”
Si parla da decenni di stile Juve. Qual era il messaggio, più o meno esplicito, che Boniperti mandava ai giocatori?
“Il punto era: bisognava dimostrare di essere da Juve. Da lì si partiva. Al nostro primo incontro mi disse: “Sei venuto qui per vincere o per arrivare secondo?. Se sei qui per arrivare secondo, accomodati pure, io non ti voglio”. Capivi subito”
Detto con l’espressione dura o sorridendo?
“Detto non da duro ma credendo in quello che diceva. Inizialmente ho pensato: “Ma che sta dicendo?”. Boniperti però trasmetteva quel Dna silenziosamente… e dopo qualche tempo lo ritrovavi dentro di te”
Perché Boniperti da presidente della Juve funzionava così bene?
“Perché aveva fiuto nella scelta degli uomini e alle spalle aveva una famiglia importante. L’Avvocato era un grande conoscitore di calcio. Con lui, era più semplice guidare la Juve”
Parliamo di vita fuori dal calcio. Con Boniperti si parlava anche di altro?
“Dava consigli ma tempo faceva anche sentire la sua autorità”
Non capitava che qualcuno lo scavalcasse e parlasse direttamente con l’Avvocato?
“Impossibile, lui era IL presidente, il numero uno. Nessuno avrebbe osato scavalcarlo e lui non scavalcava mai gli allenatori: era molto rispettoso dei ruoli. Mi sembra il simbolo perfetto dell’epoca dei presidenti come Mantovani, Fraizzoli, Viola, tutti legatissimi alla loro squadra”
C’è qualcuno in cui, negli ultimi anni, ha visto qualcosa di Boniperti?
“Difficile. Se devo scegliere, penso alla coppia Berlusconi-Galliani. In Galliani in particolare, con qualche ovvia differenza, c’era quella passione, quell’amore per la squadra e per il calcio che fa andare oltre. Adesso è diverso, i club sono società per azioni, è un altro mondo”
Eppure qualche calciatore continua a sposarsi giovane…
“Vecchia storia, già raccontata. Boniperti, sette-otto anni fa, ha detto: “Ho fatto tutto bene, tranne convincervi a sposarvi presto”. Ai tempi era convinto che i calciatori, se sposati, sarebbero stati più tranquilli, quindi più forti. Molti dei nostri matrimoni di ragazzi però sono finiti… e lui, che lo sapeva, si è pentito”
Ora che tutto appartiene al passato, proviamo a dirlo: chi erano i suoi giocatori preferiti?
“Amava i calciatori che mettevano il piede, che non si risparmiavano. Mi vengono in mente Furino e Bettega: sono buoni esempi. Poi Brady: quando dovette mandarlo via, a Boniperti dispiacque molto, però aveva preso Platini…”