La Juventus si gioca la Champions League allo Stadium, consapevole di dover battere con due reti di scarto il Porto per passare ai quarti di finale. Gli scheletri dell’andata aleggiano nei primi minuti, poi arriva Chiesa, la “sfortuna”, poi Rabiot… dopodiché la fine.
Conceicao schiera una formazione abbastanza inedita, con una retroguardia a sei in linea in fase di possesso Juventus. Bianconeri che entrano in campo ricordando il piglio dell’andata, al 6’ i portoghesi scheggiano la traversa e il sospiro che accompagna il pallone uscire non fa presagire niente di buono. Infatti, dieci minuti più tardi, Demiral commette un fallo ingenuo in area di rigore e l’arbitro fischia il penalty. Dagli undici metri Sergio Oliveira non sbaglia. Porto in vantaggio e bianconeri ora in reale difficoltà. Morata è l’unico a farsi notare, sono due le occasioni nitide, ma non bastano, è troppo solo. Con un C. Ronaldo e un Chiesa opachi, la squadra di Pirlo non riesce a mettere in difficoltà i portoghesi che domano così la prima frazione di gara senza rischiare niente. È una Juve sotto tono quella che rientra negli spogliatoi, la faccia di Pirlo dice tutto, per cambiare la musica e il destino di questa partita serve coraggio…
Al rientro in campo l’atmosfera è diversa, e la musica cambia subito, alla prima verticalizzazione, al primo guizzo di C. Ronaldo e Chiesa. Al 48’ i due mettano a segno un goal capolavoro: CR7 sistema al bacio per Chiesa (stop in corsa) e l’ex Fiorentina la piazza all’incrocio dei pali. Rete pazzesca quanto fondamentale, in una frazione di secondo tutto cambia, la partita si accende… in tutti i sensi. Pochi minuti più tardi è il numero 9, Mhendi, a rendere un favore alla Juve: secondo giallo per aver calciato il pallone dopo il fischio dell’arbitro. Al 55’ la Juventus si trova con un uomo in più e tutto il secondo tempo a disposizione per ribaltare la partita, per centrare la qualificazione. I ragazzi di Pirlo alzano i ritmi, dopo poco più di un giro di orologio Chiesa taglia la difesa del Porto, salta il portiere ma si allunga il pallone, la conclusione in scivolata (sporcata da Pepe) finisce sul palo. Federico si arrabbia ma la gioia è solo rimandata, sarà ancora lui l’uomo della provvidenza, a battezzare di testa, con la vena del centravanti, il pallone del 2-1. Rimonta effettuata, Chiesa si prende per mano la squadra e continua a seminare il panico, Ronaldo è evanescente mentre Morata si vede annullato il gol della qualificazione per fuorigioco (giusto) e Cuadrado centra una traversa con un tiro pazzesco. Siamo al terzo dei cinque minuti di recupero. Incredibile è la parola giusta. Si va ai supplementari.
Nei tempi di recupero ci mette del suo anche l’arbitro, sorvolando su di un’uscita con i piedi ai limiti del regolamento dell’estremo difensore del Porto, Marchesin. Il portiere rischia molto su C. Ronaldo ma la verità è che c’erano gli estremi per il calcio di rigore. Chiesa intanto è uscito per lasciare il campo a Bernardeschi, davanti Pirlo inserisce anche Kulusevski. Ma la beffa arriva al 115’ quando è ancora Sergio Oliveira ad infrangere le speranze, complici i centimetri che la barriera bianconera concede saltando sulla punizione del centrocampista del Porto, che calcia rasoterra. La Juve cerca tutto il coraggio per reagire ed è un altro uomo della provvidenza a tenere aperte le speranze, certo Rabiot, che firma il vantaggio due minuti più tardi, insaccando di testa il pallone del 3-2. La partita sembra infinita ma purtroppo non lo è, alla Juve manca ancora un gol ma prima del fischio finale c’è tempo solo per un altro episodio molto dubbio su De Ligt in area di rigore portoghese, dopodiché… solo tanta delusione. Perché il sogno termina qui, forse per colpa degli episodi, magari dell’approccio sbagliato del primo tempo… ognuno dirà la sua, ma la domanda è: quanto davvero importa adesso?