“Il calcio è del popolo”. In tanti hanno tirato un sospiro di sollievo nel vedere il naufragio immediato del progetto Superlega tra le proteste generali. Troppo antisportivo. Troppo egoista. Troppo elitario. Semplicemente troppo. Citofonare al presidente Uefa Ceferin per unirsi al club dei dissidenti, che di perdonare la Juventus e Agnelli per la ribellione proprio non vuole saperne. Si aspettano di capire le eventuali sanzioni ai danni dei bianconeri e di Real Madrid e Barcellona, gli unici fondatori a non avere ancora seppellito l’ascia di guerra nella battaglia contro la massima istituzione calcistica europea.
Intanto, la situazione continua ad essere critica. I club continuano la propria crisi tra ricavi incerti e costi alle stelle in una sessione di calciomercato che si prospetta più una lotta di sopravvivenza per i vari ds che le caldi notti fatte di sogni e aspettative a cui gli anni passati avevano abituato. Ridimensionamento e oculatezza sono le parole chiave. Anche in casa Juventus, dove si guarda con parsimonia a potenziali colpi e si cerca di capire come liberare spazio in rosa e nel monte ingaggi dagli esuberi. Si farà il necessario, dunque, ma i botti saranno difficili. Per molti, ma non per tutti. E così il da sempre rossonero Gigio Donnarumma nel calcio di nuovo in mano al popolo e con il romanticismo messo in salvo è pronto a firmare un ricco contratto con il PSG. Che non sembra intenzionato a fermarsi qui. E il Manchester City è pronto a dare l’assalto ad uno tra Kane e Haaland secondo i media di oltreoceano. Giusto per citare alcuni sogni di mercato bianconero. E il calcio italiano? Tocca aggrapparsi alla nazionale. Per i club, invece, si prospettano anni di dominio anglo-parigino e poche glorie europee. Ah…il calcio del popolo.