Un campione che saluta lo Stadium accompagnato dai fischi dei proprio tifosi è una sconfitta per tutti
ANNATA NEGATIVA – Impossibile discutere le qualità tecniche e lo spessore di un calciatore che verrà ricordato come uno degli esterni offensivi più forti del secolo. Eppure l’epilogo della storia d’amore tra Angel Di Maria e la Juventus è finito nel peggior modo possibile.
L’uscita dal campo del calciatore rosarino nell’ultimo match stagionale è una sconfitta per tutti. Un’istantanea che potrebbe immortala nel migliore dei modi la stagione bianconera con un calciatore che rappresenta un modo di interpretare il calcio che in questo biennio gestito da Massimiliano Allegri non appartiene a quello che ha dimostrato la Juventus sul campo. Il congedo di Di Maria con il pubblico juventino è stato un momento triste per tutto il movimento calcistico italiano che ha visto l’uscita dal campo di un calciatore di livello assoluto, capace di determinare nelle partite più importanti come una finale di Champions o come un Mondiale, accompagnato dai fischi dell’intero popolo che lo osannava fino a pochi mesi prima.
Che non sia stata la stagione migliore del Fideo è evidente ma cosa ci si poteva aspettare da un calciatore che ha compiuto 35 anni, in un’annata lunga ed estenuante intervallata dal Mondiale?
Angel Di Maria è stato acquistato a parametro zero dai bianconeri e gli è stato immediatamente attribuito il ruolo di leader tecnico, essendo universalmente riconosciuto come un campione. Uno dei due campioni acquistati in rosa per provare a cambiare la storia bianconera insieme a Paul Pogba. E se la stagione del calciatore francese è non giudicabile a causa dello scarso minutaggio avuto, questo non si può dire per l’argentino che malgrado l’età avanzata, ha collezionato 39 presenze stagionali accompagnate da 8 reti.
ALTI E BASSI – L’impatto del campione del mondo con il mondo bianconero era stato promettente con la folla che attendeva il calciatore all’aeroporto di Caselle e il gol e assist all’esordio in campionato contro il Sassuolo davanti al proprio pubblico.
Le premesse per una storia d’amore promettente erano ottime, malgrado il calciatore avesse insistito nel non firmare un contratto biennale per lasciare aperta la possibilità di poter rientrare nella sua nostalgica Argentina, al termine della stagione.
L’attaccamento del calciatore alla propria patria è stato spesso criticato dal popolo juventino che additava al rendimento altalenante del calciatore, la volontà di gestirsi fisicamente e mentalmente al Mondiale che ha pesato sul bilancio di questa stagione calcistica.
Il primo scricchiolio tra Angel e la Juventus si è avvertito a Monza, dove il Fideo è caduto nella trappola di Armando Izzo e ha rimediato un’espulsione in seguito ad un fallo di reazione, in una delle sconfitte più brutte della stagione bianconera.
Eppure fin dall’inizio della stagione si era avvertita quello che era il piano tattico che Allegri ha attuato in tutta la stagione: difesa bassa e schiacciata nella propria metà campo e ripartenze affidate a Di Maria chiamato a recuperare il pallone a centrocampo per innescare la manovra offensiva.
Palla a Di Maria e poi vediamo, un mantra che poteva funzionare nel calcio di 15 anni fa e con il calciatore argentino con qualche anno in meno.
Doveva essere gestito l’argentino e preservato per le occasioni importanti ma deve essere inserito in un contesto offensivo e non essere il faro.
Basta vedere come è stato impiegato e quanto è riuscito a determinare nel Mondiale vinto dalla sua Argentina con il calciatore bianconero a mezzo servizio ma che in finale ha sfoderato una prestazione da fenomeno entrando nel tabellino dei marcatori ed incantando il palcoscenico calcistico mondiale con giocate sopraffine.
Lampi di classe pura che la Juventus ha provato a disperdere nel buio di un calcio non evoluto e stantio come quello attuato da Allegri.
Eppure Angel è riuscito a distinguersi, come in Europa League dove ha deciso di prendersi la Juventus sulle spalle e trascinarla praticamente da solo con la tripletta realizzata a Nantes dopo il pareggio dell’andata. Il punto più alto della parabola bianconera del Fideo con un gol da cineteca con il quale ha sbloccato la partita che rimarrà come uno dei gesti tecnici più apprezzabili della stagione della Juventus.
Allegri ha poi cercato di gestire le energie dell’argentino, risparmiandolo spesso e volentieri in campionato dove la squadra poteva tutto sommato vivacchiare consapevole che la penalizzazione avrebbe pesato sul piazzamento finale e schierandolo come sotto punta nelle serate europee decisive per provare a salvare la stagione.
E Angel tutto sommato ha risposto, riuscendo a portare i bianconeri fino alla semifinale di Siviglia per quanto possa farlo un campione di 35 anni che parla un linguaggio calcistico che il proprio allenatore fatica a comprendere.
Sembrava ad un certo punto quasi certo, il rinnovo del contratto con Di Maria disposto a restare un’altra stagione alla Juve malgrado tutte le difficoltà tecniche e ambientali affrontate in una stagione tutt’altro che semplice.
E proprio quando il rinnovo sembrava quasi una formalità c’è stato un calo di rendimento del calciatore e si vocifera che l’entourage del Fideo abbia alzato le richieste economiche per restare a Torino. Una doccia fredda che evidentemente i tifosi non hanno digerito e che ha portato il club a rinunciare alla possibilità di poter godere della classe di un calciatore che da un punto di vista tecnico non ha eguali in Serie A.
E l’addio contornato dai fischi dello Stadium rappresentano un qualcosa che gli amanti di calcio non meritano di vedere, davanti allo spessore tecnico e umano di un calciatore come Angel Di Maria.