Un nuovo Pirlo, una nuova Juventus. La tattica “ammazza-big” impostata e messa in pratica con successo contro Roma e Inter (leggi l’editoriale di MondoBianconero sul match contro i nerazzurri qui) apre nuovi scenari.
FACCIO GIRARE PALLA ANCHE DALLA PANCHINA – “Io allenatore? La palla la faccio girare anche da dentro la panchina”. Citate, stra citate…sono le prime parole di Andrea Pirlo, quando ancora l’idea di allenare la Juventus era un utopico sogno, su un eventuale futuro in panchina. Concetto poi ribadito anche alla prima conferenza da allenatore bianconero
“Prima regola: bisogna avere sempre il pallone. Secondo: quando lo si perde, serve recuperarlo velocemente”.
LE DUE JUVENTUS – Pirlo è stato di parola: detto, fatto. Nel girone di andata nel gioco della Juventus si è visto tanto di questo credo tattico. Una squadra molto offensiva, che prova sempre ad essere padrona del gioco, osa, viene lanciata dalle vampate dei suoi fuoriclasse. A tratti bella e devastante, ma altre volte poco solida e altalenante. Ecco perché, più che il 4 a 0 di Parma, per citare alcuni buoni picchi del credo offensivo di Pirlo, è interessante capire dove possano tatticamente portare la vittoria contro la Roma e il pareggio che è valso la qualificazione contro l’Inter. Nelle ultime due gare, infatti, si è vista una Juventus forse meno bella e offensiva, ma terribilmente concreta. Sicura dietro, generosa, “squadra”. Pronta a soffrire e a reggere l’urto degli avversari. Senza la palla tra i piedi, ma con la voglia di chiudere ogni spazio. Una Juventus più umile e operaia, in controtendenza con quando espresso da Pirlo nella maggioranza della sua, pur breve carriera da allenatore. Risultato: porta bianconera inviolata, risultato portato a casa e tanto sterile possesso palla per Roma e Inter.
UN NUOVO ANDREA – In attesa di capire se e quando la tattica “ammazza big” farà il suo ritorno, se sarà una parentesi o diventerà abitudine, un plauso intanto va fatto a Pirlo. Sacrificare il proprio credo nel momento chiave della stagione sull’altare del pragmatismo è segno di crescita e ottimo segnale per il proseguo della sua carriera da allenatore. Come allegriana memoria insegna, in fondo, il risultato è l’unica cosa che conta.