Tre parole. Quelle che due anni fa hanno accompagnato l’addio di Massimiliano Allegri alla Juventus. Tre parole. “Si dice che”. Si dice che volesse più potere decisionale. Si dice che a decidere per i saluti siano stati Paratici e Nedved. Si dice che Allegri avesse detto alla società di una rivoluzione necessaria per mantenere alto il livello. Non è questa la sede per analizzare quante verità ci sia dietro queste voci. Ma è l’occasione, piuttosto, per vedere dove anno portato…
I capitoli Sarri-Pirlo hanno detto a chiare lettere che si, in casa bianconera c’era bisogno…c’è bisogno di una rivoluzione. Nel frattempo, Fabio Paratici ha lasciato il suo ruolo di direttore sportivo, al suo posto il promettente Cherubini. Ma soprattutto, Max Allegri è di nuovo l’allenatore della Juventus. Ed ecco che il “si dice che” dà la netta sensazione di essersi trasformato in altre tre parole: “aveva ragione lui”.
E’ innegabile infatti che l’accoglienza del tecnico sia stata estremamente diversa da quella del post Conte, quando era arrivato tra lo scetticismo generale. Merito del lavoro sul campo e degli scudetti conquistati, certo, ma anche di essere stato, leggenda narra, il primo a far suonare il campanello d’allarme sulla necessità di rinnovare una rosa ormai logora dai tanti successi.
Giovedì, Allegri siederà sul tavolo delle trattative con Cherubini per costruire il futuro della nuova Juve, e tutto lascia presagire che – se anche parlare del “manager all’inglese” spesso sponsorizzato dai media italiani dovesse essere esagerato – il peso di Allegri sulla direzione del prossimo progetto sportivo della Juventus e sulle scelte di mercato sarà di un livello che poche altre volte si è visto in quel di Torino. Peso al…Max. La prossima Juve sarà davvero la Juve di Allegri.