Tira aria di tempesta nel calcio italiano, e stavolta non a causa di risultati sportivi o di scandali riguardanti la pandemia. Bensì per questioni di tassazione e monetaria. Perché manca il Decreto Attuativo, che potrebbe essere stabilito tramite un DPCM dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per fare sì che il Decreto Crescita del 2019, possa essere utilizzato anche per i pagamenti del 2020.
Non bastava, dunque, la crisi finanziaria scatenata dal Covid-19 a provare pesantemente sui bilanci delle società, che adesso devono rivolgere altre preoccupazioni ad una circolare emanata dall’Agenzia delle Entrate, che ha bloccato il Decreto Crescita per la mancanza di un decreto attuativo che lo rendesse effettivamente operativo.
L’idea iniziale era quella di permettere alle aziende, non solo calcistiche, di offrire salari competitivi a personalità che provengono dall’estero, abbassando di molto l’aliquota fiscale, soprattutto per contratti pluriennali. L’articolo di interesse del Decreto Crescita, infatti, è il numero 5, il cosiddetto “Rientro dei cervelli“, pensato per favorire lo sbarco, appunto, in Italia di lavoratori (italiani o stranieri) residenti all’estero, favorendo un regime fiscale creato ad hoc, e agevolato.
Così l’imponibile era abbassato del 50% nel calcio, e in alcuni casi, si poteva arrivare fino al 70%, con gli obblighi per le tasse sul lavoro sarebbero stati molto inferiori. Grazie a questo escamotage molti club hanno acquistato giocatori di alto livello con stipendi solitamente fuori dalla portata. Infine, i club sono tenuti, inoltre, al versamento di altre piccole percentuali, rimaste invariate con il decreto, come per esempio il contributo pari allo 0,5% dell’imponibile destinato ai settori giovanili. Il che porta il conto totale ad essere arrotondato a quei 45% e 25% di cui si sta tanto parlando nelle ultime ore.
Ieri, però, l’Agenzia delle Entrate ha spedito ai club un documento interpretativo che priva le società sportive della possibilità di utilizzare gli sgravi fiscali previsti dal Decreto Crescita. Quindi, tutte le agevolazioni fiscali garantite dal Decreto sono state spazzate via in batter d’occhio non solo per il calcio, dalla Serie C alla Serie A, ma per tutto il movimento sportivo italiano, che poteva contare su questi aiuti per attrarre nuovamente le stelle estere.
I pagamenti del 2020 sono stati effettuati con il regime agevolato, ma potrebbero essere appunto effimeri. Ci sono così due possibili soluzioni: un ravvedimento da rendere operoso il prima possibile, integrando tutti i pagamenti passati più le relative sanzioni. Cosa che avrebbe un impatto devastante sui club ,che sono già stati colpiti duramente dal Covid. Oppure evitare il ravvedimento con un controllo dell’Agenzia delle Entrate e quindi andare incontro ad un possibile contenzioso.
Anche la Juventus sta iniziando a preoccuparsi, perché l’ammontare di milioni che dovrà restituire in caso di mancato decreto attuativo è cospicuo: circa 36 milioni di euro, stando ad un’analisi accurata. Questo il peso degli ingaggi di De Ligt, Rabiot, Ramsey, Morata, Danilo, Arthur e McKennie, che sono arrivati in Italia dall’estero e per i quali la Juventus ha usufruito del Decreto Crescita.
Di seguito il prospetto completo:
De Ligt: 12 milioni di ingaggio – 5.76 milioni in più senza Decreto Crescita
Danilo: 4.5 milioni di ingaggio – 2.16 milioni in più senza Decreto Crescita
Ramsey: 7 milioni di ingaggio – 3.36 milioni in più senza Decreto Crescita
Rabiot: 7 milioni di ingaggio – 3.36 milioni in più senza Decreto Crescita
Arthur: 5.5 milioni di ingaggio – 2.65 milioni in più senza Decreto Crescita
Morata: 6 milioni di ingaggio – 2.88 milioni in più senza Decreto Crescita
McKennie: 2.5 milioni di ingaggio – 1.20 milioni in più senza Decreto Crescita