Sì, per vincere i campionati bisogna superare tutto e tutti, ma in casa Juventus sembra proprio non esserci tregua, neanche dopo il tris rifilato al Milan e il ritorno di prepotenza nella corsa scudetto. Siamo certi che più di qualche tifoso bianconero avrà invocato una mano da parte della dea bendata, che spesso in questa annata ha voltato le spalle alla Vecchia Signora, dopo la notizia della positività di Matthijs De Ligt, terzo caso in pochi giorni all’interno del club. Premessa: Il calcio è un gioco, e come tale va trattato. Il Coronavirus no. La priorità va sempre e comunque alla salute e all’aspetto umano della vicenda. Per questo umanamente la speranza in primis è che non arrivino altre sorprese dai nuovi tamponi. A DeLigt invece così come a Sandro e a Cuadrado va l’augurio di pronta guarigione.
Precisato questo, vedendo il calendario della Juventus, che nei prossimi 10 giorni affronterà Sassuolo e Inter in campionato, oltre alla sfida di Coppa Italia contro il Genoa, viene da pensare “oltre al danno la beffa”. Le tempistiche di recupero incerte preoccupano e danno speranza allo stesso tempo. Saranno settimane importanti per la lotta scudetto, e la Juventus dovrà fare a meno del suo gioiello difensivo almeno per un pezzo (si spera il più piccolo possibile) di strada. Non una grande notizia, considerando che nelle sei gare di campionato saltate dal ragazzone olandese ad inizio stagione per l’operazione alla spalla sono arrivati 4 pareggi e solo due vittorie con sei gol subiti, la media è presto fatta: troppe reti subite e troppe poche vittorie. Il rendimento della retroguardia dal ritorno di De Ligt in poi è aumentato visibilmente. L’olandese da allora ha sul campo preso i gradi di guida della difesa, rilanciandosi partita dopo partita sempre più in alto nella graduatoria mondiale dei top del ruolo. Toccherà a Chiellini e Demiral, da poco rientrati a loro volta dall’infermeria, non farlo rimpiangere e rispondere presente, fisicamente prima di tutto come detto, visto che sulle qualità tecniche esistono pochi dubbi. Fare muro in attesa del muro, insomma. Con la speranza che questa volta la sua assenza non si faccia sentire.