La debacle subita con il Chelsea non è servita a nulla agli inglesi: la Juventus passa di ‘corto muso’ col Malmö, mentre Tuchel ed i suoi sprofondano al secondo posto dopo il 3-3 in casa dello Zenit
Una Juve sciupona, sprecona, poco decisa sotto porta e tutto quello che volete. Ma una Juve vincente. Questo il riassunto di Juventus – Malmö, ultima giornata della fase a gironi della Champions League. Si insomma, quella che assegnava il primo posto nel raggruppamento. Un raggruppamento vinto proprio dai ragazzi di Massimiliano Allegri che si ritrovano al primo posto non solo grazie alla vittoria di misura contro gli svedesi di Tomasson, ma anche grazie allo Zenit San Pietroburgo che nel gelo russo ‘gela’ il Chelsea (scusate il gioco di parole, ma era doveroso) al 95esimo con il gol di Odzoev. Un 3-3 rocambolesco nell’est Europa, un tranquillo 1-0 a Torino.
La partita si mette sul binario voluto dalla vecchia signora che passa dopo 18 minuti grazie all’incornata di Moise Kean. Da segnalare la ‘trivela’ degna del miglior Quaresma di Federico Bernardeschi, vera e propria croce e delizia della partita. La Juve preme per tutta la durata del primo tempo, pressando alta e non concedendo margine di manovra ai campioni di Svezia in carica, ancora ‘storditi’ dai festeggiamenti per la conquista del titolo. Nel secondo tempo ‘Madama’ perde il suo fascino e non sembra decisa a dare la stoccata decisiva, nonostante le occasioni create. Di mezzo c’é la figura di Diawara che ha evitato una figuraccia ai ragazzi di Tomasson. Dunque una vittoria di ‘corto muso’, un risultato messo al sicuro non solo dalla solidità difensiva, ma soprattutto alla mancanza di qualità e verve agonistica degli avversari. Per gli ottavi serviranno delle prestazioni più altisonanti.
Menzione d’onore per il giovane De Winter che, alla sua prima presenza dal primo minuto in stagione, ha giocato con una personalità ed una sicurezza nei propri mezzi che molti suoi colleghi più esperti e con più presenze all’attivo difficilmente dimostrano. Tuttavia, se si vuole guardare il bicchiere mezzo vuoto, c’é da dire che a questa squadra manca un animale d’area di rigore, colui che possa garantire alla ‘signora’ di portare i tacchi e camminare senza alcun problema. Si, presidente Commisso, sto parlando proprio di Vlahovic. Gennaio si avvicina, prendiamo nota.