Kulusevski ultimo affare, ma la Dea non è più il serbatoio della Juve
REGGIO EMILIA – Tutto ebbe inizio nel 1950, quando l’Avvocato Agnelli su un volo privato atterrò a Bergamo per trattare di persona l’acquisto di Kar Aage Hansen. Agnelli, la Juventus e l’Atalanta. Allora vera e propria succursale dei bianconeri, ma oggi la situazione è nettamente diversa. Di certo, in quei tempi, la Dea era un ottimo serbatoio per la Vecchia Signora. Un lago dal quale Madama ha sempre pescato bene. negli Anni Settanta (Scirea nel 1974, Cabrini ‘75, Fanna ‘77, Prandelli ‘79) come negli Anni Novanta (Tacchinardi ‘94, Montero e Vieri ‘96).
GENESI – Arriviamo al XXI secolo, ed in particolar modo, alla gestione Gasperini, un uomo che avendo lavorato nel vivaio bianconero ha avuto modo di imparare la filosofia juventina. Insegnando all’Atalanta in che modo si possa riuscire a tenere lo sguardo alto anche nei confronti di una squadra che in questi anni in Italia ha raccolto titoli su titoli. Un mese fa a Bergamo, con il sigillo messo a segno da Malinovskyi, la Dea è riuscita a battere i bianconeri in campionato a distanza di 20 anni dall’ultima volta. L’arma segreta fu un 4-2-3-1- che mandò all’aria le sicurezze bianconere. Al punto che oggi Pirlo deve sperare nell’Atalanta, domenica, per salvare la qualificazione Champions. Le cessioni alla Juventus di Caldara e Kulusevski significarono milioni di entrate nelle casse dei nerazzurri. Un bilancio che ora farebbe invidia anche alle più blasonate società europee. Una liea verde su tutti i fronti. Un’Atalanta che da almeno tre anni, è diventata a tutti gli effetti una big del nostro calcio. Il duro lavoro alla fine, paga sempre. Ed ecco che se prima era vista come una succursale della compagine juventina, ora è diventata un’avversaria temuta e rispettata.