Non so a voi ma a me seguire le vicissitudini della Juventus ricorda molto quei giochi da tavola nei quali la componente della sorte, favorevole o avversa che sia, assurga a deus ex machina unico e indomabile della partita. Un itinerario che conduce la pedina bianconera a divincolarsi tra classifiche di sole scale discendenti e serpenti tra le cui spire si annidano, riconoscibili perché mal celati, i più grossolani errori di costruzione, gestione e preparazione atletica della rosa. Il giocatore bianconero afferra il dado, lo rilascia e muove, incerto e tremolante, il proprio segnalino lungo un percorso di caselle copioso di imprevisti. L’ultimo in ordine di tempo risponde al nuovo infortunio occorso a Di Maria. Gli esami ai quali il calciatore si è sottoposto nella mattinata di ieri hanno evidenziato una lesione di basso grado al bicipite femorale della coscia destra. Il Fideo dovrà stare fermo ai box per almeno 20 giorni. Poteva andare peggio ma anche meglio e Di Maria rivedrà L’Allianz Stadium nel 2023, dopo i Mondiali, che per lui restano comunque a rischio. Nuovo lancio di dadi, nuova combinazione. Un 3 come le sconfitte dei bianconeri nel Gruppo H di Champions League e un 4 come le gare della massima competizione europea disputate finora in stagione. Un rendimento negativo che costituisce un unicum nella storia del club. Per la prima volta l’avventura di mister Allegri in Champions può fermarsi alla fase a gironi. Irritato dalla sorte avversa, il nostro giocatore impugna e scaraventa nuovamente i dadi sul terreno di gioco. Il nuovo imprevisto è un generale rendimento non all’altezza degli uomini chiave della nuova rosa messa a disposizione del tecnico. Leandro Paredes su tutti sembra non avere un feeling ottimale con l’allenatore e fa fatica a comprendere ciò che il mister gli chiede. La condizione atletica con la quale si è presentato a Torino è preoccupante, quella mentale addirittura indisponente. Sempre più indispettito, lo sfidante del nostro gioco da tavola alza gli occhi al cielo e invoca la soluzione definitiva, il ritiro. Un forzato rifugiarsi negli ambienti della Continassa, può giovare ai calciatori per rinfocolare lo spirito di gruppo ed evitare distrazioni. Purtroppo per il nostro giocatore non pare esserci pace. Il ritiro è meno blindato del solito e gli infortunati – pur essendo anch’essi corresponsabili della desolante penuria di risultati – non vi prenderanno parte. Inoltre la squadra non gradisce il provvedimento e chiede un compromesso, un ritiro soft con la possibilità di vedere amici e familiari. Nessun attaccamento all’ambiente, nessuna traccia di pentimento, nessuna voglia di reagire. Il board game bianconero sta sconfiggendo lo sfidante. Non vi è soluzione. Senza provvedimenti importanti sarà game over.
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