A San Siro prevale la paura. Il gelo di Milano si ripercuote anche sugli uomini in campo che inscenano una gara che non verrà ricordata per lo spettacolo. Le due squadre si annullano a vicenda in un match opaco. Di seguito l’analisi tattica dell’incontro nella nostra rubrica del giorno dopo.
DUELLI E GIOCATE INDIVIDUALI – Chi si aspettava grande spettacolo alla Scala del calcio sarà rimasto deluso da una partita dettata dall’ordine tattico. Il Milan si è affidato a Leao, mattatore della fascia sinistra, cercando di sfruttare a pieno l’ottimo momento di forma. Il portoghese punta l’uomo e cerca il guizzo in velocità ma dopo un paio di tentativi (in particolare quello neutralizzato da Szczesny al 20′) la retroguardia bianconera gli prende le misure e lo contiene senza particolari difficoltà. La sensazione da entrambe le parti è che non si vada mai oltre la giocata individuale, mai più in là dello spunto del singolo. Locatelli è apparso in difficoltà nel leggere i movimenti di Tonali, Mckennie è stato praticamente impalpabile. Le rarissime comparse bianconere dalle parti di Maignan si limitano alle iniziative degli interpreti bianconeri di maggiore qualità. Se Dybala prova a far salire la squadra con giocate d’alta classe, l’argentino non riesce comunque a graffiare, chiuso tra le fitte maglie dei padroni di casa. E’ quindi Juan Cuadrado a mettersi in proprio quando fa suo il lancio lungo di Locatelli, si accentra dalla destra con Dybala che gli porta via l’uomo e va alla conclusione mancina che sibila a pochi centimetri dal palo alla sinistra del portiere rossonero. Non è stato differente il copione per i rossoneri: la manovra corale non è decollata in nessun momento della gara e il Diavolo si è affidato quasi esclusivamente alle iniziative individuali. Messias ha puntato Alex Sandro riuscendo a saltarlo raramente. Da un buono spunto dell’ex Crotone, Calabria è andato al tiro da fuori con palla non lontana dall’incrocio dei pali. Alle due squadre sono mancati gli attaccanti. Ibrahimovic è stato preso in consegna e disinnescato da Rugani e Chiellini, tra i migliori in campo ieri sera. L’uscita dello svedese per infortunio e l’ingresso di Giroud non hanno modificato l’inerzia del duello sempre vinto dalla difesa ospite. La punta fisica è l’avversario ideale di un Chiellini in grande spolvero: lotta, contrasta, dà sicurezza a tutto il reparto. Il capitano bianconero erge il muro alla presenza numero 550 con la Vecchia Signora.
POCO ATTACCO – La Juventus ha concesso ai rossoneri soltanto il tiro dalla distanza. Gli uomini di Allegri sono stati abilissimi a fare densità per vie centrali e ad accaparrarsi la maggior parte dei duelli sulle fasce. Morata ha lottato come ha potuto ma è stato con puntualità marcato da tre o quattro uomini del Milan. Il suo lavoro spalle alla porta non è bastato ad avere ragione di un’attenta fase di non possesso dei rossoneri. Il baricentro abbastanza basso dei bianconeri ha complicato il lavoro delle punte. Morata si è abbassato a prender palla sulla linea dei centrocampisti per poi allargare il gioco sulle fasce. E’ quanto avviene nella ripresa con lo spagnolo bravo a lavorare un pallone sulla trequarti, scaricare per De Sciglio e andare a guadagnarsi la posizione in area. Il terzino chiuderà il triangolo con un gran cross in mezzo ma Morata sciuperà con una zuccata debole e imprecisa. La pericolosità del reparto offensivo bianconero non migliorerà con l’ingresso di Kean. Evanescente, impreciso, l’azzurro non riuscirà mai a far salire la squadra palesando enormi difficoltà nel controllo e nella protezione della sfera. Concedendo molto poco allo spettacolo, il match si spegnerà tra spazzate e giro palla sterile. Allegri ha osato molto poco accontentandosi di portare a casa il punticino nello scontro diretto. La Juventus non ha ancora vinto un confronto con le dirette contendenti per un posto Champions e con questo atteggiamento ne vincerà pochi.