I bianconeri impattano sull’-1 la gara d’andata degli ottavi di Champions League. A Vlahovic risponde Parejo in un match equilibrato che offre molti spunti tattici. Si deciderà tutto allo Stadium il 16 marzo.
SPINTA – L’emergenza in difesa, che già aveva privato Allegri di pedine importanti nel derby, si ripropone implacabile anche per la trasferta europea. Con Danilo e De Ligt centrali, il tecnico completa il reparto con Alex Sandro a sinistra e De Sciglio dall’altra parte. È un 4-4-2 in fase di impostazione che diventa 5-4-1 in quella di non possesso. Le chiavi tattiche per il passaggio da un modulo all’altro sono il ruolo di Cuadrado, quinto con dovere di abbassarsi all’occorrenza, e la posizione di Morata, sempre defilato sul centro sinistra ma più basso delle precedenti uscite. Pronti, via e la partita dell’Estadio de la Ceramica viene indirizzata dal guizzo improvviso di Vlahovic, bravo a tenere palla su Albiol e a trovare subito la porta. Come più volte si è visto nelle gare delle ultime settimane, l’attaccante serbo ha costituito il terminale offensivo più avanzato. Il duello con il difensore spagnolo sarà un contest ripetuto nei 90′ e per la verità la tenzone sorriderà ad Albiol, abile nel contenere le giocate del fin troppo isolato avversario. La Juventus ha lasciato giocare gli amarillos, assecondando una certa propensione della squadra di Emery a mantenere il possesso del pallone. Dopo una prima reazione, affidata alle giocate del finto attaccante Lo Celso, sono di nuovo i bianconeri a controllare la gara, riuscendo a sfruttare i cambi di gioco di Locatelli e Cuadrado. L’ex Sassuolo ha assolto abbastanza bene ai compiti di impostazione, seppur risultando talvolta l’uomo al centro del torello giallo.
BARICENTRO – L’approccio alla ripresa con un piglio offensivo lasciava presagire un controllo sulla gara degli uomini di Allegri. Non sarà così. Gli ospiti si dimostreranno vulnerabili e distratti quando saranno incapaci di leggere la combinazione per vie centrali tra Capoue e Parejo, con quest’ultimo bravo a insidiare la prateria nel mezzo dell’area bianconera. Nell’azione, sia Rabiot che de Ligt si interesseranno della marcatura dello stesso uomo, dimenticandosi del numero 5. Da questo momento in poi, il Villarreal si farà preferire per conduzione del gioco e palleggio. La Juventus agirà di rimessa, senza trovare la profondità delle punte. Le rare folate della banda di Allegri nel secondo tempo saranno portate avanti dal cambio di gioco per il terzino o l’esterno di c’è dalla parte opposta. Tale indicazione tattica sarà anche la cartina al tornasole per una valutazione del momento della partita. De Sciglio soffrirà molto la falcata di Chickueze e soltanto in alcune fasi della ripresa riuscirà ad andargli via in velocità. La catena di destra potrà contare su un Cuadrado cercato spesso con la sventagliata in ampiezza volta a garantirgli l’attacco dello spazio. Il numero 11 sarà supportato da Mckennie che invertirà la posizione con il colombiano. La densità centrale della Juventus costringerà spesso i padroni di casa ad allargare la manovra sulle fasce in una partita a scacchi tra due squadre che si sono equiparate. Quando il duello sugli esterni sorrideva agli spagnoli, un brivido scorreva lungo la schiena di de Ligt e compagni. Quando, al contrario, De Sciglio e Cuadrado guadagnavano lo spazio nella trequarti avversaria, i bianconeri davano la sensazione di poter impensierire Rulli. Ciò che è mancato agli uomini di Allegri è stato il rifinitore dell’ultimo passaggio, quella pedina in grado di legare l’agonismo della mediana muscolare alla prorompenza di una punta come Vlahovic. Mister Allegri ha analizzato il match come una partita che poteva essere giocata soltanto in questo modo. Ma la Juventus farebbe bene a preoccuparsi di mettere il numero 9 in condizione di calciare in porta con maggiore frequenza. Il copione tattico di una gara di Champions League non può essere costituito dalla sola fase di non possesso.