Non riesce alla Juventus l’accesso ai quarti di finale di Champions League, un traguardo che manca da tre stagioni. È stavolta il guardino Villarreal di Unay Emery ad eliminare i bianconeri. Analizziamo i principali spunti tattici della gara nella rubrica del giorno dopo.
POSSESSO E AMPIEZZA – Juventus e Villarreal scendono in campo con il medesimo 4-4-2, pronto a modificarsi a gara in corso assecondando i differenti momenti del match. La squadra di Allegri cerca subito di fare la partita con un 3-5-2 in fase di possesso: Rugani e Danilo si stringono verso il centro permettendo agli esterni De Sciglio e Cuadrado di agire venti metri più avanti e attaccare la profondità con maggiore frequenza. Gli spagnoli si difendono con ordine, pur rinunciando alla manovra per lunghi tratti della gara in nome della rapida ripartenza. Senza però una vera e propria punta centrale, il sottomarino giallo fatica a dare sostanza alle proposizioni nella trequarti avversaria. Soltanto Lo Celso trova lo spazio giusto con un sinistro a fil di palo. La Juventus mantiene il possesso palla e, su reiterati inviti del proprio tecnico, cerca spesso l’ampiezza con lo scarico sugli esterni. Manca l’imbucata risolutiva che corona la manovra m corale e che permetta ai padroni di casa di dare seguito ad un giro palla altrimenti lento e improduttivo. Locatelli in veste di mezz’ala pare particolarmente ispirato anche se poco servito nelle sue sovrapposizioni alle se palle degli esterni. Più scolastica la gara di Arthùr: nessuna giocata degna di nota passa dai piedi del brasiliano. Le conclusioni della Juventus nel primo tempo sono per lo più figlie delle giocate a due tra Morata e Vlahovic. I due attaccanti disputano una gara di sacrificio, costretti agli straordinari da una tipologia di gioco che non li esalta. Il serbo ci prova per due volte in un minuto ma Rulli e la traversa gli negano la gioia del secondo sigillo in Champions, dopo il gol lampo dell’andata.
L’EPISODIO CHIAVE – La ripresa ripropone un copione non molto dissimile dai primi 45 minuti con l’unica differenza che la squadra di Allegri, pur continuando a mantenere il pallino del gioco, non riuscirà più a trovare gli spazi per chiamare in causa le punte. Morata e Vlahovic non incideranno più e le uniche conclusioni bianconere del secondo tempo saranno i velleitario tantativi da fuori di Rabiot e Cuadrado. La squadra di Emery chiuderà tutti gli spazi fino a serrare anche le corsie esterne. Un po’ per stanchezza, un po’ per nervosismo i padroni di casa ridurranno gradualmente la pressione fino quasi ad accontentarsi di un epilogo ai supplementari. Come sovente accade in questi frangenti, a cambiare l’inerzia della gara è un episodio. Emery inserisce Gerard Moreno e il peso specifico delle azioni spagnole si farà più importante. Proprio l’attaccante imbucherà in area per Coquelin, toccato ingenuamente da Rugani, fino a quel momento autore di una buona prova. Lo svantaggio non scuote la Vecchia Signora. L’assenza di consolidati meccanismi offensivi impedisce una reazione allo svantaggio e produce l’effetto contrario: la squadra crolla e si dimostra tanto fragile da subire altre due reti in pochi minuti. I cambi di Allegri sono tardivi e la sensazione è che il tecnico abbia sbagliato la lettura della partita. Più frutto della disperazione che della sincera è razionale convinzione tattica l’ingresso di Dybala, Bernardeschi d Kean. Per il terzo anno consecutivo il nome della Juventus non comparirà tra le squadre dell’una dei quarti. La cocente batosta deve far riflettere Allegri e l’ambiente sul grave deficit di mentalità e proposizione offensiva di una squadra mai convincente fino in fondo.