La gara con lo Zenit racconta di una squadra che se vuole (e vuole?) controllare il gioco e manovrare in senso corale può farlo e anche molto bene. I ventisei tiri della squadra di Allegri, di cui undici nello specchio della porta, certificano una prestazione molto diversa rispetto alle ultime due partite di campionato, perse creando pochissime occasioni da rete. Vediamo le principali chiavi tattiche del match nella nostra rubrica del giorno dopo.
IN AVANTI – L’approccio alla sfida di Champions League è stato dei migliori. Grinta, voglia di dominare il gioco e di cercare subito di portarsi in vantaggio sono state le prerogative di un gruppo, ieri sera davvero unito. La Juventus pressava in avanti, portando il proprio baricentro ad alzarsi ogni qualvolta gli uomini di Allegri recuperavano palla. Da segnalare anche il piglio con il quale i bianconeri agivano quando erano gli avversari ad impossessarsi della palla: la squadra operava una riaggressione tale da non consentire agli avversari di ragionare troppo a lungo. La slide che segue fa riferimento ad una situazione di gioco dei primi minuti di partita. Anche quando la Juventus risultava sbilanciata in avanti, protesa nel massimo sforzo per cercare il vantaggio, l’intensità agonistica e la riaggressione al portatore di palla hanno fatto sì che il calciatore avversario fosse circondato da maglie bianconere e l’azione disinnescata senza problemi di sorta. Soltanto nei minuti che precedevano l’autorete di Bonucci, la Vecchia Signora ha dato l’impressione di abbassarsi eccessivamente in una gara votata comunque alla più spregiudicata propensione offensiva. Con l’ausilio della seconda immagine, intendo, invece, mostrarvi un’azione avvenuta pochi minuti dopo la rete di Dybala. I bianconeri non hanno rinunciato al pressing in avanti, sintomo che il copione tattico era ben definito e l’atteggiamento sistematico e non casuale. Nella specifica circostanza, era Locatelli (il numero 27) a portare il pressing sull’avversario che impostava la manovra. La gara dell’ex Sassuolo è stata convincente: pur uscendo poco prima dell’80’, Locatelli ha effettuato ben 78 passaggi, entrando sempre nel vivo del gioco.


BRILLANTE FASE DI POSSESSO – Dove si è notata una differenza concettuale profonda è stata nella fase di possesso. Quella che nelle ultime uscite stagionali era stata limitata alle sporadiche iniziative perlopiù individuali, è, contro lo Zenit, avvolgente movimento collettivo nonché sostanza della prestazione della Juventus. Partiamo da un dato che, a mio parere, restituisce in maniera appropriata la dimensione della costruzione di gioco bianconera: su 593 passaggi totali effettuati dalla Juventus nel corso della partita, ben 543 sono stati quelli completati. Una percentuale elevata, vicina al 100%, che ha reso efficace il pressing forsennato e fluida la gestione del pallone. Il fronte offensivo è stato interessato da una manovra di altissimo livello partecipata da molti più uomini rispetto al solito. L’imprescindibile Dybala, uomo ovunque e allo stesso modo letale dentro e fuori dall’area, era coadiuvato da un’occupazione puntigliosa e maniacale dell’ultimo terzo di campo. Molto positiva la gara di Bernardeschi, sempre pronto a far sentire la propria presenza anche in area di rigore. Non è mai stata trascurata una potenziale azione pericolosa: i bianconeri presenziavano area e dintorni con una frequenza raramente vista prima. All’elevata precisione nei passaggi si sommano i movimenti senza palla. Lo Zenit ha faticato a leggere smarcamenti e rotazioni che allargavano la linea difensiva e a turno liberavano l’uomo. Dybala ha trascinato la squadra con grandi giocate: mai contenuto, sempre efficace nel dribbling, ha sfiorato più volte la tripletta. Un plauso va fatto anche a Weston Mckennie e alla sua prestazione incisiva. I suoi smarcamenti si sono rivelati essere la costante spina nel fianco dei russi. Il suo senso della posizione ha inoltre migliorato il palleggio della Juventus: l’americano forniva linee di passaggio pulite a Locatelli e a i difensori in fase di impostazione della manovra; copriva allargandosi l’azione centrale di Chiesa e Dybala; era un terminale offensivo prezioso grazie alla sua capacità di inserirsi in area e concludere l’azione. Nell’immagine seguente, il numero 20 Bernardeschi propone il traversone dal fondo. In area ci sono Morata più defilato e Chiesa a lottare spalla a spalla con i centrali dello Zenit. Il pallone finirà sulla testa dell’ottimo Mckennie, abile ad inserirsi a rimorchio e a saltare più in alto del diretto marcatore.

FOCUS SU DANILO – Insieme a Mckennie, l’altra chiave tattica della gara è stata la posizione ibrida di Danilo. Ricordate ciò che mettevamo in evidenza nelle scorse settimane? L’ex Porto rimaneva troppo bloccato nella propria metà campo, schiacciato accanto ai difensori centrali. L’interpretazione di Juve-Zenit è stata radicalmente diversa, vuoi per propensione personale alla causa, vuoi per indicazione dell’allenatore. Al contrario delle precedenti gare, Danilo ha partecipato in maniera attiva alla fase di possesso, spingendo tanto come si può vedere dall’immagine successiva. Federico Chiesa ha cercato l’iniziativa personale con il movimento ad accentrarsi e a liberare il sinistro. Alle sue spalle si era ben smarcato proprio il numero 6 Danilo in una delle consuete scorribande negli ultimi venti metri avversari. L’azione sfumava poi con ala conclusione fuori bersaglio del numero 22, ma i più attenti avranno notato la sovrapposizione a dare ampiezza del terzino. La spinta del brasiliano ha donato smalto e vivacità alla Juventus. Da un suo passaggio verrà fuori l’assist per il gol annullato a Morata per fuorigioco. Ma la gara di Danilo era anche di una sapienza tattica preziosa. Le sue sovrapposizioni consentivano a Dybala, Mckennie e Chiesa di entrare dentro al campo. Un vero e proprio jolly delle due fasi. In altre occasioni, agiva per corsie interne, interpretando bene anche i compiti della mezzala. Il match di ieri sera deve essere un punto di partenza e non di arrivo. L’atteggiamento visto è stato quello vincente per affrontare qualunque gara e competizione. Quella voglia di attaccare con tanti uomini e di non rinunciare a tenere palla deve iscriversi a pieno regime negli schemi tattici bianconeri. Allegri riparta da qui.
