Il Torino frena la corsa della Juventus ed impone un pari che per mister Allegri è un punto guadagnato. A ben vedere, però, i bianconeri non prendono mai in mano le redini del gioco e manifestano una preoccupante involuzione che fa ripiombare la squadra nella confusione tattica di inizio stagione.
FUORI GIRI – La gara della Juventus parte subito in salita. Alle defezioni di Bonucci e Chiellini si aggiunge quella di Daniele Rugani, costretto a fermarsi nel riscaldamento. Allegri non ha centrali di ruolo a disposizione e schiera Alex Sandro al fianco di de Ligt con Pellegrini sul versante mancino. Juric riabbraccia Belotti e gli ricava il ruolo di terminale più offensivo nel consueto 3-4-2-1 con Brekalo e Pobega. L’atteggiamento dei granata è subito arrembante. Un Bremer sornione guida la retroguardia con personalità e consente ai compagni di spingere sull’acceleratore con il pressing altissimo. L’assenza di un play tra i centrali difensivi ha costretto Locatelli ad abbassarsi notevolmente per ricevere in più di un’occasione sulla linea dei difensori. Diretta conseguenza dell’arretramento del raggio d’azione di Manuel è stato un certo sfilacciarsi delle trame di gioco centrali. Troppo spazio intercorreva tra il numero 27 e Zakaria, metri preziosi presidiati efficacemente da un ispirato Mandragora. E’ proprio dell’ex bianconero la prima conclusione granata nella porta di Szczesny. Il centrocampista svizzero è apparso lento e avulso dalla manovra, incapace di fornire il proprio contributo anche alla fase di non possesso. E dire che la partita si era anche incanalata nei binari più propizi alla squadra di Allegri: il terzo tempo di de Ligt su corner di Cuadrado portava avanti la Juventus che poteva così sfruttare la corsa di Morata e Vlahovic, seguendo il copione preferito della ripartenza. Mai nel corso del match i bianconeri hanno trovato il modo giusto di servire il serbo. Spalle alla porta nella maggior parte delle occasioni, mai imbeccato sulla corsa, il numero 7 rimarrà a secco di conclusioni in porta. Isolato e affaticato, Vlahovic concluderà la sua partita anzitempo lasciando il posto a Kean, altrettanto in ombra.
MAL D’ATTACCO – La sterilità offensiva dei bianconeri sembrava poter essere colmata dall’arrivo dell’ex Fiorentina ma è evidente che i limiti della manovra hanno un peso specifico maggiore della scelta di un singolo interprete. Allegri ha preparato l’ennesima partita sull’avversario, senza preoccuparsi di chiamare terzini e centrocampisti alla partecipazione in fase di possesso. Le folate offensive sono sporadiche e poco convincenti. Luca Pellegrini cercherà e troverà il fondo in un’unica occasione, Cuadrado rinuncerà di fatto a proporsi in avanti. Eppure la densità centrale e il pressing condotto dai granata potevano essere allentati e aggirati dal presidio delle fasce. La novità tattica di Juric, con Pobega nell’inedita posizione di trequartista, poteva essere letta fin dai primi minuti e disinnescata spostando il fulcro dell’azione sugli esterni. Per ampi tratti della partita, invece, la Juventus subisce le sgroppate del Toro e perde, con il passare dei minuti, anche lo sbocco sulle corsie esterne. Morata prova ad impensierire gli avversari con l’abilità nello stretto, ma, insieme a Dybala, è imbrigliato nella ragnatela centrale della squadra di Juric e risulterà così improduttivo.
I SINGOLI – Qualche spunto tattico interessante può essere analizzato se si punta la lente d’ingrandimento sulla prestazione dei singoli. Alex Sandro non ha fatto male nella posizione, per lui non nuova, di difensore centrale. Almeno fino a quando non ha bucato l’intervento sul cross di Brekalo e regalato a Belotti la possibilità di battere a rete da pochi metri. Il brasiliano ha tenuto botta fino all’ora di gioco con intercetti fondamentali prima di capitolare. Ma la coppia di centrali è stata mal supportata dai terzini. L’uscita, poi, di Pellegrini e Dybala – entrambi hanno chiesto il cambio per un problema fisico – ha fatto perdere vivacità e qualità ai contropiedi dei padroni di casa. Un De Sciglio timoroso e in grande affanno ed un Mckennie volenteroso ma impreciso non hanno modificato l’inerzia della partita. Il Torino si è difeso con ordine, la Juventus non è mai stata veramente incisiva. Menzione finale per la buona prova di Arthùr che rileva un Locatelli spento e combatte come può per portare il pallone nella trequarti avversaria. Il brasiliano meritava forse una possibilità dal primo minuto, dimostrandosi in buona condizione. Ma Allegri non pare affascinato dall’idea di inserirlo come mezz’ala con Locatelli omologo dall’altra parte e Zakaria davanti alla difesa. Lo scialbo pari finale è la sintesi di una Juventus in enorme difficoltà nella costruzione della manovra. Che sia gioco di possesso o che siano rapidi contropiedi, gli uomini di Allegri si dimostrano sempre svampiti e poco lucidi. I fantasmi della squadra in costruzione dei primi mesi dell’attuale stagione si palesano nuovamente e fanno spavento. Non certo la premessa migliore per affrontare la delicatissima trasferta spagnola di martedì prossimo.