Crollo Juventus in casa dei Campioni d’Europa del Chelsea. La squadra di Allegri perde partita e primo posto nel girone H. La serata da incubo dei bianconeri a Londra risponde ad almeno tre chiavi tattiche che andremo ad analizzare di seguito.
DIFESA A OLTRANZA – La Juventus scesa (?) in campo ieri sera è apparsa sin da subito molle e rinunciataria, depositaria di un atteggiamento simile, e per certi versi peggiore, rispetto alla gara d’andata. Se a Torino i bianconeri avevano retto, senza troppi patemi d’animo, l’urto delle iniziative dei Blues, il match di ieri ha visto una Juventus incapace di mettere in campo ordine tattico in fase di non possesso e di reagire alla strabordante mole di gioco prodotta dagli uomini di Tuchel. La squadra di casa ha dominato in lungo e in largo, mentre gli ospiti, attendisti alla ricerca dell’episodio risolutivo, hanno abbassato i ritmi tentando invano di riproporre il copione dei novanta minuti di Torino. Il modulo a quattro centrocampisti centrali palesa tanti limiti nel palleggio, approfittando dei quali il Chelsea ha avuto vita facile nella metà campo bianconera. L’idea tattica era probabilmente quella di offrire densità al centro del campo e prendere i palleggiatori avversari, Jorginho e Kantè, ai fianchi. Non riesce quasi nulla alla Juventus, troppo schiacciata dietro, con i mediani poco concentrati e gli esterni sempre in balia degli omologhi inglesi. La difesa a oltranza della squadra di Allegri non rende di conseguenza la vita facile agli attaccanti: Morata tocca pochi palloni e quasi esclusivamente lontani dall’area avversaria; Chiesa non brilla, faticando a trovare gli spazi aperti che tanto esaltano le sue qualità; gli ingressi di Dybala e Kean sono tardivi e impalpabili. Il dato dei tiri in porta è impietoso: una sola conclusione nello specchio della porta, quella di Mckennie al minuto 84.
FASCE BLUES E DINAMISMO – Il Chelsea ha cambiato il proprio modo di giocare per sopperire all’assenza di una punta fisica come Lukaku. Il risultato è una formazione imprevedibile con smarcamenti su tutto il fronte d’attacco, letti con grande difficoltà dalla retroguardia bianconera. La squadra di Tuchel ha vinto la maggior parte dei duelli sugli esterni. l’uno contro uno James-Alex Sandro non ha avuto storie. Nella slide che segue, ho analizzato un’azione sviluppatasi al minuto 36 del primo tempo. I Blues sono già passati in vantaggio e continuano ad imperversare nella metà campo della Juventus con giro palla eccellente e cattiveria. Chilwell tagliava spesso dentro al campo. Hudson-Odoi ne occupava la posizione aprendosi. James guadagnava così spazi e tempi per puntare e superare Alex Sandro e Rabiot. E così Szczesny era chiamato a mettere una pezza sul destro ad incrociare dell’esterno inglese in una sorta di anteprima di ciò che sarebbe stato il raddoppio del Chelsea. La Juventus era facilmente bucata da entrambi i lati. Difficile stabilire se sia stato Cuadrado più in difficoltà contro la coppia Chilwell-Hudson Odi o Alex Sandro dall’altra parte. Disastrosa la prova degli uomini di fascia, costantemente sollecitati e sovente in crisi profonda. Gli uomini di Tuchel trovavano ampiezza e profondità senza che Allegri riuscisse a porvi rimedio. La scelta di allargare Mckennie per supportare Cuadrado non ha portato i risultati sperati. La fragilità sui fianchi si è mantenuta tale per tutti i novanta minuti.
HORROR AL CENTRO – Le cose peggiori la Juventus le fa vedere al centro del campo sia per quel che riguarda errori di reparto che disattenzioni dei singoli. Andiamo con ordine. I bianconeri non sono mai riusciti a schermare Jorginho. Il play-maker azzurro si è reso immarcabile: il giro palla del Chelsea, basato su frequenti scambi tra interno ed esterno, metteva l’ex Napoli nelle migliori condizioni per ricevere con libertà e tentare la giocata difficile, come la pennellata con la quale ha messo Hudson-Odoi davanti a Szczesny (ha poi salvato Bonucci con un grande intervento). Jorginho è stato decisivo anche per quel che riguarda il pressing offensivo del Chelsea: sono stati suoi almeno 5 intercetti e altrettanti contrasti vinti. Con un Locatelli schermato e ingabbiato, il pallino del gioco è passato nelle mani, anzi nei piedi, di Rabiot e Bentancur. Abbiamo sinceramente perso il conto dei palloni sbagliati dal duo franco-uruguaiano. La manovra bianconera difettava in velocità e qualità tecnica, con una Juventus che faceva fatica a conquistare metri nella trequarti avversaria. I retropassaggi ai difensori abbondavano e questi ultimi erano spesso costretti allo scarico sui terzini, i quali, bloccati dai raddoppi avversari e da una generale staticità senza palla, ricominciavano la sterile costruzione dai compagni di reparto centrali. I disimpegni horror dei centrocampisti fanno riemergere vecchi e mai sopiti dubbi sulla coesistenza in campo di Bentancur e Rabiot. E così tra un disimpegno sbagliato e l’altro, gli avversari hanno potuto godere dei regali natalizi in largo anticipo. Uno di questi lo confezionano Alex Sandro e Rabiot (rispettivamente il numero 12 e il numero 25 nell’immagine che segue). All’interno del riquadro rosso si consuma, infatti, un goffo tentativo di uscita palla al piede: il brasiliano prova a servire il francese con appoggio corto in verticale; Rabiot si addormenta e Ziyech, appostato lì a due passi, gli soffia il pallone da sotto al naso. La riconquista alta degli inglesi vale il terzo gol perché dagli sviluppi dell’azione, Loftus-Cheek si ritrova a tu per tu con Szczesny e lo batte senza problemi. Una Juventus brutta, ma di quel brutto tutt’altro che efficace. Allegri deve ritrovare la voglia e l’intensità per proporre gioco: la rinuncia totale non può essere una soluzione percorribile.