PROCESSO MEDIATICO – Sono profondamente rammaricato che le speranze di molti verranno disattese ma il caso Suarez non avrà, almeno per ora, risvolti sul piano della Giustizia Sportiva. Tutto va lentamente spegnendosi, tutto si sta dissolvendo come bolla di sapone dalla scarsissima durata. Non c’è mai stato nessun tesserato della Juventus indagato nella vicenda. E’ questo l’assunto di base da tenere bene a mente. Se a partire da settembre e nei mesi successivi l’episodio dell’esame a Perugia aveva prodotto tumulti di popolo e una copertura mediatica che nemmeno una finale di Champions avrebbe potuto permettersi, il tutto appariva, a ben vedere, già campato in aria. Del resto l’assenza di tesserati bianconeri coinvolti nell’inchiesta penale della Procura della Repubblica di Perugia non potrà mai recare in seno una sanzione sportiva. Gabriele Gravina aveva anche provato a fare chiarezza nei giorni scorsi spiegando che dal punto di vista federale l’inchiesta sportiva sul caso Suarez si avviava verso una direzione ben precisa. Ieri la Procura Federale ha, dunque, emesso un comunicato mediante il quale disponeva proprio “l’archiviazione del procedimento relativo all’indagine sull’esame del calciatore Suarez volto ad ottenere la cittadinanza italiana, in attesa della trasmissione di eventuali ulteriori atti di indagine e/o processuali dalla competente Autorità Giudiziaria”. E con la chiusura di un capitolo che aveva dato modo di scrivere e parlare, molto spesso a sproposito, si conclude, almeno relativamente al caso in essere, quella deriva giustizialista secondo la quale le cose devono essere andate come sembra verosimile o come fa piacere che siano andate, con quella componente anche cinematografica e narrativa del colpevole a tutti i costi. Per fortuna non esistono condanne maturate sulla scia del sentimento popolare (forse) ma soltanto in base a quanto previsto dalla legge.
ATTESA E DUBBI – Parti vicine, poi più lontane, poi nuovamente vicine. Richiesta di 15, controproposta di 8, accordo sui 10 con bonus a salire. Il procuratore a Torino, poi il ritorno in Argentina, poi nuovamente in Italia. Per non parlare delle date, presunte o inventate di sana pianta, della firma, talvolta imminente, talvolta tardiva, sempre rinviata. Di mese in mese dubbi, speranze e perplessità hanno costituito la coltre nebulosa che ha avvolto a lungo l’ambiente bianconero, spiazzato dal protrarsi della telenovela rinnovo. Fino alla momentanea tregua dovuta all’esplodere del caso plusvalenze che ha fatto slittare l’accordo. Il caso non è ancora chiuso anche se questa volta la fumata bianca è più vicina. Si percepisce nell’aria. Se ne può sentire l’odore. Di bruciato, secondo un’ampia fetta di tifosi e addetti ai lavori, stanchi dopo un tira e molla estenuante. Quasi che al fianco di Cherubini e Antun, intorno a quello stesso tavolo, potessero sedersi e ribaltare la situazione. Paulo Dybala prolungherà il proprio contratto con la Vecchia Signora fino al 2026. La trattativa può dirsi alle battute finali con il numero 10 che diventerà il calciatore più pagato del nostro campionato. E chi avesse storto il naso sul fatto che un rinnovo a cifre così alte non riflettesse quanto visto effettivamente in campo, non mi sento di biasimarlo. L’ultimo infortunio, che stando alle ultime indiscrezioni lo terrà lontano dal rettangolo verde fino ad anno nuovo, alimenta i timori sulle garanzie fisiche di un calciatore che non è nuovo a problemi muscolari. Senza indugiare oltre, la sensazione è che la questione rimarrà aperta ben oltre quelle (poche?) ore che ci separano dal mettere nero su bianco una nuova parentesi in bianconero di Dybala. E accompagnerà con costanza le prestazioni della Joya che brilla soltanto a tratti ma ha pretese da campionissimo.